GRILLO VUOLE TAGLIARE LA BUSTA PAGA DEI MILITARI? “SI, QUELLA DEI DIRIGENTI”. ECCO COME SILURA F-35, UFFICIALI E SPESE PER IL PERSONALE
In queste ore un articolo sullo stipendio dei militari ha suscitato non poche polemiche tra gli uomini e le donne con le stellette. Il titolo “Grillo vuole tagliare la paga ai militari” in effetti non può che mettere sul piede di guerra migliaia di militari con lo stipendio bloccato da anni ed in attesa di un riordino dei ruoli e delle carriere da oltre 20 anni. Ad onor del vero il titolo e l’articolo dovrebbero essere contestualizzati per evitare ogni strumentale ed inutile controversia.
Per poter comprendere quanto, in realtà, prevede il contest sul programma dei militari per il Movimento Cinque Stelle riproponiamo una interessante analisi di Formiche.net.
Meno Ufficiali e più personale militare sul territorio, dirottamento delle risorse economiche dagli F-35 alla cyber security e ai Servizi, maggiori tutele sindacali per i militari e taglio degli stipendi per la casta delle Forze Armate. Sono questi i primi punti del Programma Difesa del Movimento 5 Stelle pubblicati dal 3 maggio sul blog di Beppe Grillo, a cui seguirà la votazione su Rousseau la prossima settimana. Ecco proposte, numeri e precedenti.
UFFICIALI, OTTIMIZZARE LE RISORSE
Si chiama “ottimizzazione delle risorse” la proposta dal Movimento 5 Stelle sul riordino delle carriere nelle Forze Armate. Il Movimento di Grillo, infatti, proporrà ai suoi iscritti un quesito in cui si prevede “la riduzione progressiva del numero degli ufficiali più alti in grado per favorire un incremento del personale militare a tutela dei territori e per la sicurezza dei cittadini”. Del riordino delle carriere degli ufficiali, peraltro, si è già occupato il governo con dei provvedimenti attesi da 15 anni, ora al vaglio delle commissioni parlamentari. Secondo Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti dei militari e delle forze di polizia (PDM), “gli schemi dei decreti legislativi all’esame delle Commissioni parlamentari contengono delle norme di favore riservate in via esclusiva solo al personale del ruolo ufficiali. Norme che ne agevolano la progressione di carriera facendoli diventare, dal grado di maggiore, tutti ‘dirigenti’”. A tali critiche, il ministero della Difesa retto da Roberta Pinotti ha risposto negli scorsi giorni con una nota in cui si specifica che “nel riordino delle carriere non vi è stata alcuna ‘esplosione’ nel numero dei dirigenti militari. Non solo non ci sono nuovi arruolamenti per dirigenti ma gli organici dei vari gradi di ufficiale rimangono quelli previsti dalla legge 244/2012″.
DAGLI F-35 ALLA CYBER SECURITY
Non sono così lontane da essere completamente dimenticate le polemiche sul programma F-35 che, durante il governo Renzi, hanno tenuto banco sui principali quotidiani. Protagonista anche il Movimento 5 Stelle che si opponeva al programma (prevedeva l’acquisto di 90 F-35, poi ridimensionato nel corso del tempo) e mirava alla sua cancellazione. Ora, nel suo Programma Difesa, il movimento pentastellato propone “a proposito di opere e sistemi d’arma prettamente offensivi, come gli F-35″ il Movimento chiede ai suoi iscritti se ritengono “sia opportuno disincentivare l’acquisto di tali strumenti per destinare maggiori risorse ad altri ambiti della sicurezza nazionale, in primis quello della cyber security e del comparto intelligence?”. “A fronte di tutte queste spese da potenza militare d’altri tempi – scriveva due mesi fa sul blog di Grillo Enrico Piovesana, giornalista e analista dell’Osservatorio sulle spese militari italiane – e dei tanti buoni proposti contenuti nel Libro Bianco, l’Italia appare completamente impreparata a difendersi dalle minacce concrete del presente e del futuro: terrorismo e cyberwar”. Nell’articolo, inoltre, si legge che “il Parlamento, condizionato dalle pressioni e dai sotterfugi di questa potente lobby (degli armamenti, ndr), viene forzato ad autorizzare l’acquisto di armamenti di tipologie e in quantità dettate dalle esigenze industriali e commerciali delle aziende”.
DIRITTI DEL PERSONALE MILITARE
Altro punto del programma riguarda le tutele sindacali per i militari che, secondo Salvatore Rullo, presidente Assodipro (Associazione Solidarietà Diritto e Progresso), firmatario del primo contributo sul blog di Beppe Grillo, non hanno strumenti di rappresentanza vera. “Parlare di diritti dei militari – si legge – significa parlare di migliorare e adeguare automaticamente leggi e regole, quelle applicate a tutti i lavoratori, liberando i militari da regolamenti interni, interpretazioni motivate dal servizio, esigenze di servizio”. Il quesito che verrà proposto agli iscritti, dunque, riguarderà l’equiparazione dei diritti del personale militare con quelli degli altri lavoratori del settore civile.
LA CASTA DELLE FORZE ARMATE
“In Italia parliamo spesso anche a sproposito di caste. Quella delle forze armate è una delle caste più organizzate, più potenti, ma anche più invisibili”. Toni De Marchi, giornalista esperto di tematiche militari (si legge sul blog di Grillo),ha spiegato con un post pubblicato oggi che nel comparto delle Forze Armate c’è una spesa eccessiva: “Oggi per gli stipendi delle forze armate si spende oltre il 70%, quasi il 75% del bilancio della Difesa. Gli esperti internazionali parlano di un equilibrio al 50% della spesa del personale: noi siamo completamente fuori”. Secondo De Marchi, la politica dovrebbe avere il coraggio di intervenire su questo tema, perché “le troppe spese per il personale comportano poche spese per l’operatività, significano poche spese per gli equipaggiamenti, poche spese per tenere la gente per le strade in operazioni, in sintesi l’efficienza complessiva delle forze armate è ridotta”.