Guardia di Finanza

GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA SUI MIGRANTI: “LA CONVENZIONE DI AMBURGO HA SANCITO INCONDIZIONATA ASSISTENZA”

Mercoledì 19 aprile 2017 presso la Commissione Difesa del Senato è intervenuto il generale di divisione Stefano Screpanti, Capo del III Reparto Operazioni del Comando generale della Guardia di finanza, accompagnato dal colonnello Joselito Minuto e dal tenente colonnello Walter Mela sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l’impatto delle attività delle organizzazioni non governative.

“Il generale SCREPANTI, ha evidenziato il ruolo rivestito dal comparto aeronavale della Guardia di Finanza, complessivamente dotato di 354 mezzi navali e 93 mezzi aerei (14 velivoli e 79 elicotteri) e articolato su 15 stazioni navali e 13 sezioni aeree, cui si aggiunge il comando operativo aeronavale di Pratica di mare per la sorveglianza dell’alto mare, il raccordo con gli organismi internazionali e l’attività di analisi sui grandi traffici.

Le operazioni di soccorso avvengono nel rispetto delle regole indicate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 662 del 28 settembre 1994, attuativo della legge 3 aprile 1989, n. 47, di adesione dell’Italia alla convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo, adottata ad Amburgo il 27 aprile 1979, che ha sancito il principio internazionale della doverosità incondizionata dell’assistenza a ogni persona in pericolo in mare e ha individuato, quale autorità nazionale responsabile per l’attuazione della convenzione, il Ministro dei trasporti e della navigazione ed il Comando generale delle Capitanerie di porto.

Inoltre le funzioni di polizia sul mare sono state, di recente, oggetto di notevole potenziamento in conseguenza dell’attuazione del decreto legislativo n. 177 del 19 agosto 2016, con il quale sono state attribuite alla Guardia di finanza, unica Forza di polizia operante in mare, funzioni esclusive nell’ambito del comparto di specialità della “sicurezza del mare”, in relazione ai compiti di polizia, conferiti dallo stesso decreto e alle altre funzioni già svolte, al sensi della legislazione vigente e ferme restando le attribuzioni già assegnate al corpo delle Capitanerie di porto.

Negli ultimi 5 anni -prosegue l’oratore- la Guardia di finanza ha preso parte a venti operazioni congiunte promosse da FRONTEX e, allo stato attuale partecipa a numerose iniziative: una denominata “Poseidon”, che comprende attività di pattugliamento aeronavale del confine marittimo e aereo europeo prospicente le coste greche, una denominata “Indalo”, che riguarda le coste meridionali della Spagna ed una denominata “Triton”, ossia la più importante attività di pattugliamento marittimo e aereo in atto nel bacino mediterraneo, prospiciente le coste italiane e, precisamente, quelle siciliane, calabresi e pugliesi.

Nel dettaglio, l’operazione “Triton” è stata avviata il 1° novembre 2014 con varie edizioni che si sono succedute negli anni. Un evento che ha fortemente segnato la prosecuzione delle attività è stato il naufragio di oltre 700 migranti avvenuto il 19 aprile 2015 a circa 90 miglia nautiche dalla costa libica. Successivamente a questa immane tragedia, infatti, il Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015 deliberò un netto potenziamento della missione attraverso un forte incremento delle risorse finanziarie. Negli anni successivi, quindi, l’impegno dell’Unione europea nel mediterraneo centrale si è notevolmente accresciuto, attraverso una partecipazione sempre più numerosa degli Stati membri e, soprattutto, con la disponibilità di un numero crescente di assetti aeronavali impiegati.

Operativamente, la Guardia di finanza sta quindi partecipando all’operazione con un rilevante dispositivo, composto da un pattugliatore multiruolo, due guardacoste d’altura, un aereo, un elicottero, due vedette costiere e quattro ufficiali di collegamento imbarcati sui mezzi aeronavali stranieri cui sono stati affiancati, in rinforzo, un pattugliatore veloce, un guardacoste d’altura e una vedetta costiera.

Le aree sottoposte a vigilanza nell’ambito dell’operazione sono quelle a sud della Sicilia e della Calabria oltre al tratto di mare prospiciente le coste adriatiche e ioniche della Puglia, nonché quello a sud della Sardegna. L’area di pattugliamento marittimo, in un primo tempo circoscritta a 30 miglia nautiche dalle coste siciliane e dalle isole pelagiche, è stata poi ampliata, per effetto delle decisioni assunte dal citato Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015, in maniera tale da comprendere una vasta zona nel complesso pari a 138 miglia nautiche a sud della Sicilia e che arriva fino a circa 70 miglia nautiche dal limite esterno delle acque territoriale libiche.

Per quanto attiene al 2015, l’operazione “Triton” ha consentito di individuare, in 1.066 eventi, 151.728 migranti e, nel contempo, ha reso possibile l’arresto di 511 scafisti. Nel 2016, quindi, i dati hanno segnato un netto rialzo dei flussi migratori illegali rispetto alla precedente annualità. In 1.580 eventi, ben 181.450 migranti sono stati individuati e soccorsi e 574 scafisti tratti in arresto, con un aumento del 20 per cento sul totale dei clandestini individuati e del 12 per cento per quanto concerne gli arresti dei fiancheggiatori. Con l’avvio di “Triton 2017”, infine, nei primi tre mesi di attività, i dispositivi aeronavali impiegati sono già intervenuti in 202 eventi, per un totale di 18.065 migranti soccorsi e 56 scafisti arrestati.

Le operazioni aeronavali in atto nel Mediterraneo centromeridionale, pertanto, coinvolgono aree di intervento e responsabilità ben distinte, nonché differenti linee d’indirizzo politico, coordinamento strategico e comando operativo. Sono però previste, sul piano tattico, delle forme di coordinamento coerenti con l’evolversi dello scenario complessivo. Infatti, allo scopo di assicurare il reciproco scambio di informazioni, già dall’inizio dell’operazione “Triton”, nel 2014, presso l’ICC di Pratica di mare, sono presenti ufficiali della Capitaneria di porto e della Marina militare, mentre, presso il Comando in capo della Squadra navale della marina militare (CINCNAV) opera personale della Guardia di finanza ivi distaccato. Inoltre, a bordo dell’incrociatore portaeromobili “Cavour” della Marina militare italiana, nave comando delle operazioni in mare della flotta di EUNAVFOR MED, è presente un ufficiale del Corpo allo scopo di assicurare il continuo collegamento delle attività in corso tra l’operazione militare europea e l’operazione di polizia “Triton”.

Pone quindi, nello specifico, l’accento sull’importanza del ruolo rivestito dagli ufficiali di collegamento del Corpo imbarcati sulle unità navali straniere impiegate nelle diverse operazioni congiunte svolte sotto l’egida di Frontex. I liason officer, infatti, non solo stanno assicurando un costante collegamento tra il comandante dell’assetto navale estero e le autorità nazionali preposte al coordinamento delle operazioni, ma stanno altresì efficacemente garantendo il corretto adempimento delle procedure e delle leggi italiane. Decisive si sono inoltre rivelate le competenze e le conoscenze di natura investigativa che costituiscono il vero punto di forza del modello di impiego adottato.”

Questo uno stralcio dell’audizione del Generale.

Gli ultimi dati del ministero dell’Interno, dopo l’enorme afflusso del week end pasquale, indicano in 35.244 i migranti sbarcati quest’anno fino al 19 aprile, il 39,39 per cento in più dell’anno scorso. Nella disastrosa situazione libica, gli inguaribili ottimisti guardano alla cerimonia che si terrà a Gaeta venerdì 21, quando quattro motovedette saranno consegnate alla Marina e alla Guardia costiera libica, cui seguiranno altre sei nelle prossime settimane. Ci saranno il ministro Marco Minniti (in foto) e il comandante della Guardia di Finanza, generale Giorgio Toschi. Si tratta infatti di guardacoste dismesse dalle Fiamme gialle negli anni scorsi, già consegnate ai libici, distrutte o danneggiate dopo la rivolta del 2011 e ora rimesse a nuovo. Dovranno servire ai pattugliamenti per fermare il traffico di esseri umani e soprattutto dovranno essere la prova di buona volontà da parte del governo di Tripoli. Gli alibi stanno finendo.

 

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