Carabinieri

Generale Burgio:”Con Shakespeare convinsi i militari a restare nell’inferno di Nassiriya dopo l’attentato”

Una intervista di Famiglia Cristiana, a cura di Antonio Sanfrancesco, si concentra sulla figura del Generale Carmelo Burgio e il suo ruolo durante e dopo la strage di Nassiriya, avvenuta il 12 novembre 2003. In quel tragico evento, un camion cisterna esplose davanti alla base militare Maestrale, uccidendo 28 persone, di cui 19 italiani, e ferendo 140 persone.

Il Generale Burgio, che assunse il comando dell’Unità Specializzata Multinazionale (MSU) poco dopo l’attentato, descrive nel suo libro “Nassiriyah – Dall’attentato alla ricerca della verità” le sue esperienze e riflessioni. Egli critica la mancanza di adeguate misure di sicurezza alla base e la natura ambigua della missione italiana nel contesto post-bellico iracheno.

Il generale critica la sicurezza inadeguata della base e la gestione della missione, sottolineando che le missioni di pace sono spesso malintese e che in realtà si tratta di situazioni di guerra. Burgio, con una carriera militare di mezzo secolo, riflette anche sulla sua esperienza post-Nassiriya, inclusa la direzione del Comando provinciale dei carabinieri di Caserta.

Burgio racconta di aver ricevuto 45 richieste di rimpatrio anticipato dopo l’attentato e di come convinse molti dei suoi uomini a restare, citando un discorso di Shakespeare. Buegio sottolinea l’importanza di riconoscere non solo chi ha perso la vita, ma anche coloro che hanno avuto il coraggio di rimanere.

«Scrissi una lettera – racconta il Generale – che, ho saputo dopo, molti hanno conservato, e che si concludeva con una citazione di Shakespeare, il discorso che il re Enrico V fece ai suoi uomini prima della battaglia di Azincourt: “Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché accelerino la loro partenza… Noi pochi, noi pochi felici, noi banda di fratelli”. Poi li convocai nel mio ufficio e gli dissi:“Io non posso trattenervi contro la vostra volontà ma sappiate che se noi moriamo in un altro attentato qui nessuno di chi se n’è andato deve presentarsi al funerale. Trentaquattro stracciarono la domanda, undici se ne andarono».

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