Favino è il Comandante, l’eroico ufficiale della Marina Militare Salvatore Todaro
In otto mesi, 100 tra ingegneri, costruttori e artigiani, col supporto di Cinecittà e dell’ufficio storico della Marina Militare, hanno ricostruito fedelmente il modello del sommergibile Cappellini. Impiegate 73 tonnellate di acciaio per uno scafo lungo 73 metri. Il varo è avvenuto a Taranto nel bacino Ferrati della Marina. “Una riproduzione accurata, bullone per bullone” commenta l’ammiraglio ispettore Pasquale De Candia, direttore dell’Arsenale militare. Adesso nelle acque di Taranto il Cappellini è il set delle riprese del film “Comandante” con Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro, eroe dei mari e negli anni della seconda Guerra Mondiale a capo del Cappellini, unità della Regia Marina. Previste otto settimane di riprese tra Taranto e Roma.
Il film è scritto dal premio Strega Sandro Veronesi e da Edoardo De Angelis. È stato anche tratto un romanzo, edito da Bompiani, che uscirà il 25 gennaio. “Come può una sceneggiatura generare un libro? Un libro autonomo, che non sia la semplice trascrizione del copione?” si chiede Veronesi. E risponde: “Io non credevo che questo potesse succedere, anzi, per meglio dire non ci avevo mai pensato. Poi, è arrivato Comandante: il tuffo nel fondo del mare insieme a Todaro e all’equipaggio del Cappellini, con tutte le microstorie e le paure e lingue e i dialetti e i punti di vista che il cinema trattiene e compatta, e che un libro può liberare.
In salvo l’equipaggio di una nave affondata
La trama. Era metà ottobre del 1940, quando, in navigazione nell’Oceano Atlantico, il Cappellini incrociò di notte un mercantile belga, il Kabalo, che aprì il fuoco contro il sommergibile italiano. Scoppiò una battaglia e il comandante Todaro, messinese, capitano di corvetta, riuscì ad affondare a cannonate il mercantile. Todaro decise però di salvare i 26 naufraghi belgi, altrimenti condannati ad annegare nell’Atlantico, per sbarcarli nel porto più vicino. Ne recuperò prima 5, poi, con una lancia calata in acqua, gli altri 21. Ma la scialuppa rischiava di affondare e quindi Todaro decise di farli salire tutti a bordo. Per accoglierli, però, Il sommergibile dovette navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sicurezza. E quando il capitano del Kabalo, Georges Vogel, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, chiese a Todaro perché si fosse esposto ad un grave rischio contravvenendo alle direttive del suo comando, l’ufficiale italiano rispose: “Perché noi siamo italiani”. Todaro tornò quindi alla base italiana Betasom di Bordeaux, e i superiori contestarono il salvataggio sottolineandogli che si era in guerra e che equipaggi di altre nazionalità non avrebbero agito allo stesso modo. “Gli altri non hanno come me duemila anni di civiltà sulle spalle” fu la sua replica, riportata nei registri militari dell’epoca. “L’uomo alla guida di una triremi romana duemila anni fa è lo stesso che comanda un sommergibile nel 1940, in Atlantico, in piena guerra. Quell’uomo si chiama Salvatore ed è forte. Affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà. Ma il nemico inerme non è più nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva” commenta Edoardo De Angelis. “Salvatore – prosegue – conosce le leggi eterne che governano il cielo e il mare e sa che sono superiori a qualunque altra legge”.
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Dagli italiani ai tedeschi ai giapponesi
Il sommergibile Cappellini prese il largo il 14 maggio del 1939 nel Golfo della Spezia dopo un anno di lavori nell’allora cantiere Oto del Muggiano. Il Cappellini è passato alla storia anche per eventi successivi a quelli che hanno visto protagonista il comandante Todaro. Fu infatti requisito dopo l’armistizio dai tedeschi, che lo ribattezzarono U. IT. 24, e dal 1945 i giapponesi lo impiegarono sino alla fine della guerra con un equipaggio italo-nipponico come I. 503. Il sommergibile fu infine affondato dagli americani al largo di Kobe. Todaro è morto nel 1942, al largo di Tunisi, nel mitragliamento aereo che colpì la nave appoggio Cefalo sulla quale era imbarcato. È medaglia d’oro alla memoria al valor militare. E un sommergibile di base a Taranto porta ora il suo nome.
La proposta: trasformarlo in museo multimediale
Circa lo scafo costruito a Taranto, è stata lanciata una proposta per recuperarlo finite le riprese del film, installandovi supporti multimediali all’interno e facendone un museo di storia navale e quindi un attrattore turistico. “Il modello potrebbe essere allocato nell’area dell’ex stazione torpediniere, trasferita dalla Marina Militare all’Autorità portuale” suggerisce Massimiliano Stellato, consigliere regionale della Puglia. Regione e Comune di Taranto invitati ad approfondire le modalità d’intervento. Un’operazione analoga fu tentata anni fa con l’incrociatore Vittorio Veneto, dismesso dalla Marina. Era peró una vera nave, non una riproduzione. I costi enormi di bonifica dall’amianto e di riallestimento che sarebbe stato necessario affrontare, e che adesso non ci sarebbero, fecero fallire l’operazione. A giugno 2021 il Veneto ha lasciato Taranto per essere demolito in Turchia.