FALSI VERBALI PER COPRIRE LA MAFIA IN LOMBARDIA. 10 CARABINIERI INDAGATI
Quando la divisa diventa l’escamotage per architettare fior di truffe. E’ quello che è successo con due carabinieri di Busto Arsizio che fingevano di fare servizi di controllo, ma falsificavano i verbali, per coprire e facilitare esponenti della mafia di Gela. È quanto riporta la redazione del Messaggero.it.
Secondo quanto emerso – le indagini svolte dai colleghi degli indagati sono state coordinate dal Pm Rosaria Stagnaro – un brigadiere capo, l’ex comandante del Nucleo Radiomobile di Busto Arsizio e un appuntato (deceduto), avrebbero finto di svolgere servizi di controllo falsificando i verbali con nomi di fantasia per svolgere diverse attività durante il servizio.
Non solo, nel fascicolo di inchiesta emergono anche false malattie, falsificazioni di verbali di arresto, divulgazione di immagini non autorizzare, utilizzo privato della vettura di servizio e secondi lavori.
La Procura di Busto Arsizio (Varese) ha chiesto, così, il rinvio a giudizio di due carabinieri (un terzo indagato nel frattempo è deceduto) per falsità ideologica, truffa ai danni dello Stato e violata consegna (un reato militare trasmesso per competenza alla Procura Ordinaria), a seguito di un’inchiesta che ha visto indagati in totale dieci militari in servizio presso la compagnia carabinieri di Busto Arsizio, i quali avrebbero per anni avuto contatti con esponenti della malavita gelese in Lombardia.
La Procura di Milano, a cui un secondo fascicolo è arrivato per competenza, li ha indagati anche per accesso abusivo in banca dati. L’indagine è iniziata nell’aprile del 2017 dall’omicidio di Matteo Mendola, bustocco di origini siciliane ucciso a Novara. Durante le indagini svolte per risalire ai responsabili del delitto, erano emerse numerose intercettazioni telefoniche tra soggetti legati alla criminalità gelese e i militari indagati.