Emendamento DL Aiuti, al senato spunta l’aumento di stipendio per i vertici di Forze Armate e di Polizia: salta il tetto di 240 mila euro
Arriva un “trattamento economico accessorio” in deroga al tetto degli stipendi nella Pubblica amministrazione per i vertici di Polizia, Forze armate e ministeri. E’ quanto prevede un emendamento riformulato al decreto aiuti bis approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. La norma stabilisce che venga riconosciuto su proposta del Mef “un trattamento economico accessorio per ciascuno di importo determinato nel limite massimo delle disponibilità del fondo” per le esigenze indifferibili (che ha un dotazione annua di 25 milioni di euro).
L’importo è attribuito anche in deroga al limite di di legge per il personale della PA pari alla retribuzione del primo presidente di Corte di Cassazione (240.000 euro annui al lordo dei contributi previdenziali ed assistenziali).
Aumenti di stipendio ecco per chi
Il trattamento viene riconosciuto al Capo dela Polizia, al Comandante dei Carabinieri, al Comandante della Guardia di Finanza, al Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al Capo di stato maggiore della difesa, ai Capi di stato maggiore di forza armata, al Comandante del comando operativo di vertice interforze, al Comandate delle Capitanerie di porto, ai Capi Dipartimento e al Segretario generale della Presidenza del Consiglio, ai Capi Dipartimento e ai Segretari generali dei ministeri.
Ecco come è nato emendamento che abbatte il tetto di 240mila euro
Secondo Open.online solo i senatori di due partiti hanno votato a favore, al Senato, dell’emendamento al Dl aiuti bis che consente una deroga al tetto dei 240 mila euro di stipendio per i vertici di forze armate, ministeri, presidenza del Consiglio. Forza Italia e Partito democratico. Tutti gli altri astenuti. Ed è proprio tra gli esponenti di queste due forze politiche che si nasconde la genesi dell’emendamento, che Open aveva pubblicato in anteprima la mattina del 13 settembre. Sarebbe stato Luciano D’Alfonso, ex presidente dell’Abruzzo e attuale presidente della commissione Finanze, a stimolare la stesura di un emendamento per abbattere il limite dei 240 mila euro per alcuni incarichi pubblici.
Una polpetta avvelenata?
Può darsi, perché l’idea viene veicolata dal senatore a un collega del partito rivale. Marco Perosino, Forza Italia: è lui ad appore la firma sull’emendamento iniziale che, però, prevede una deroga al limite dei 240 mila euro soltanto «per il personale che ricopre gli incarichi di vertice delle Forze di Polizia».
È al ministero dell’Economia che la proposta di modifica dell’articolo 41 viene modificata nella formula attuale. Così, la riformulazione del trattamento economico accessorio viene estesa a una vasta platea di dirigenti pubblici: direttori, comandanti, capi e segretari generali, dall’amministrazione penitenziaria alle capitanerie di porto, dai ministeri fino alla presidenza del Consiglio. Il nuovo testo, partorito sotto gli occhi del ministro Daniele Franco, ritorna a Palazzo Madama per essere votato dalle commissioni riunite di Bilancio e Finanze. Attenzione: l’emendamento è stato riproposto ai senatori «con il parere favorevole del governo». Diversi membri delle due commissioni giurano di non averlo neanche letto, ma di aver dato il via libera sulla base della fiducia a Palazzo Chigi. Il senatore di Forza Italia Perosino disconosce il testo. Giura ai colleghi che, nonostante l’emendamento porti la sua firma, il contenuto è molto distante da ciò che aveva scritto di suo pugno.