Diplomazia e cooperazione: il Comandante Generale Luongo in missione in Turchia. Sul fronte Addettanze Militari ancora nessuna svolta
Palazzo di Venezia: incontro di alto livello
L’Ambasciatore d’Italia in Turchia, Giorgio Marrapodi, ha ricevuto a Palazzo di Venezia il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Salvatore Luongo, in visita ufficiale ad Ankara per rafforzare i rapporti bilaterali. La missione ha posto al centro sicurezza, formazione e cooperazione operativa, confermando il ruolo centrale dell’Arma come strumento di diplomazia militare.
Dialogo tra vertici: Carabinieri e Jandarma
Ad Ankara, Luongo ha incontrato il Gen. Ali Çardakcı, vertice della Jandarma turca, consolidando il legame tra le due istituzioni. La tappa successiva è stata la JSGA (Gendarmerie and Coast Guard Academy), cuore della formazione di Gendarmeria e Guardia Costiera turca. Lì il Comandante Generale ha potuto toccare con mano le strutture di addestramento e i programmi accademici, evidenziando le potenzialità di una cooperazione sempre più stretta.
L’Arma all’estero: tra diplomazia e sicurezza
Il viaggio è stato anche occasione per un incontro con l’Addetto Militare e i Carabinieri in servizio presso l’Ambasciata d’Italia ad Ankara. Presenze silenziose, ma decisive: veri ambasciatori in divisa che garantiscono non solo sicurezza, ma anche supporto tecnico e operativo in scenari complessi e sensibili.
Addettanze militari, un patrimonio che l’Italia non valorizza
Mandati brevi, costi alti
Non è un tema nuovo, ma resta irrisolto: la durata dei mandati nelle Addettanze Militari. Oggi i militari di tutte le Forze Armate destinati all’estero ruotano in media ogni tre anni. Una scelta che, di fatto, serve a far girare più personale e accontentare carriere interne rimaste ferme in patria. Una logica comprensibile sul piano corporativo, ma che non regge alla prova dei conti: tre anni significano più corsi, più trasferimenti, più spese per lo Stato e, in ultima analisi, per i cittadini.
Il fattore umano dimenticato
Dietro le cifre ci sono le professionalità. I militari nelle Addettanze non svolgono un ruolo di mera rappresentanza: gestiscono dossier strategici, coltivano relazioni delicate, raccolgono informazioni di intelligence che richiedono tempo, continuità e fiducia reciproca. Limitare il mandato a tre anni significa ridurre l’efficacia di questo lavoro e disperdere competenze costruite con fatica. Al contrario, un quadriennio permetterebbe di consolidare rapporti e restituire valore a un capitale umano che troppo spesso resta invisibile.
Una riforma che farebbe risparmiare (e crescere)
Allungare i mandati da tre a quattro anni non è solo una questione di buon senso operativo: significherebbe ridurre i costi di rotazione e liberare risorse. Risorse che potrebbero essere impiegate in modo intelligente, ad esempio per aprire nuove Addettanze in aree strategiche o potenziare quelle già esistenti. Un investimento a costo zero che darebbe all’Italia maggiore capacità di ascolto e presenza sullo scacchiere internazionale.
Orecchie e occhi della Difesa
In un’epoca in cui la Difesa sembra misurare il cambiamento solo in termini di nuovi armamenti acquistati, il vero nodo resta il fattore umano. Le Addettanze Militari sono — e dovrebbero essere ancora di più — gli occhi e le orecchie del ministro della Difesa e del Capo di Stato Maggiore all’estero. Non valorizzarle significa sprecare un potenziale che nessuna tecnologia può sostituire. La missione di Luongo in Turchia lo dimostra: la cooperazione internazionale si costruisce con uomini e relazioni, non solo con contratti d’armamento.
Il silenzio assordante della politica
Abbiamo chiesto un commento all’intera compagine governativa e militare della Difesa: dal ministro Guido Crosetto, al Capo di Stato Maggiore, fino agli esponenti della Commissione Difesa. Nessuna risposta, neppure un secco no comment. Un silenzio che pesa, soprattutto su un tema che riguarda costi pubblici, efficacia operativa e credibilità internazionale.
Ed è in questo vuoto che spicca la figura del Comandante Generale Salvatore Luongo: la sua missione in Turchia ha offerto uno sguardo diretto su quanto le Addettanze possano essere decisive. Forse proprio lui ha toccato con mano quanto sia urgente una riforma che trasformi queste strutture da spesa sottovalutata a risorsa strategica per l’Italia.
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