DAL 2018 CARABINIERI E MILITARI POTRANNO ESSERE SINDACALIZZATI
(di Marco Moroni) – Il mondo dei diritti e delle prerogative sindacali potrebbe presto aprirsi per le Forze Armate, Arma dei Carabinieri compresa. Il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa (Ecsr), infatti, ha dichiarato ammissibili i rilievi portati avanti in quella sede dai legali dei sindacati dell’ex Corpo Forestale – Sapaf, Ugl-Cfs e Dirfor -, minando nei fatti ancora una volta l’impianto della Riforma Madia.
Già all’indomani dell’emanazione del decreto legislativo 177/2016 (la riforma della pubblica amministrazione ideata dal governo Renzi e promulgata da quello Gentiloni, sempre sotto l’egida del ministro Madia), i sindacati di categoria avevano in progetto di portare all’attenzione dell’Europa un progetto, quello della soppressione del Corpo forestale e del suo assorbimento con i carabinieri, che ha militarizzato personale civile comprimendo i diritti sindacali.
L’Ecsr, per chi non lo conosce, è istituito allo scopo di determinare se la normativa e la pratica degli Stati membri sia in conformità con le norme della Carta sociale europea e dei suoi protocolli. La principale specificità della Carta sociale europea è che gli Stati si impegnano a considerarsi vincolati alle sue disposizioni. Possono essere presentati al Comitato reclami sulla violazione delle disposizioni contenute nella Carta da parte degli Stati. I reclami possono provenire non dai singoli cittadini ma da organizzazioni rappresentative, Ong iscritte a una particolare categoria, sindacati e altri soggetti pubblici.
Il Comitato esamina il reclamo e, all’esito di una procedura, prende una decisione sul merito del reclamo, che invia alle parti interessate e al Comitato dei ministri in un rapporto, reso successivamente pubblico entro quattro mesi dall’invio. Il Comitato dei ministri adotta quindi una risoluzione, in cui, se lo ritiene appropriato, può raccomandare allo Stato di prendere specifiche misure per portare la situazione in linea con la Carta sociale europea. Dalla sua istituzione e dall’adesione del nostro Paese, il Comitato si è occupato di pochi casi (una decina) sollevati da varie organizzazioni contro la legislazione italiana, alcuni dei quali sono ancora al vaglio dei componenti: il risultato ottenuto, quindi, acquisisce un valore ancora maggiore!
La decisione del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa fa seguito alle recenti determinazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che ha accolto i ricorsi di alcuni militari francesi che lamentavano l’impossibilità di farsi rappresentare da sindacati costituzionalmente riconosciuti, invece che dalla rappresentanza militare.
A questo si aggiunge il ricorso presentato da Assodipro (una delle associazioni che tutelano gli interessi dei militari italiani), da poco inviato dal Consiglio di Stato alla Corte Costituzionale con ordinanza 2043/2017 proprio per la verifica del famigerato comma 2 dell’art. 1475 del d. lgs. n. 66/2010 (Codice dell’ordinamento militare) che vieta l’iscrizione dei militari alle associazioni sindacali.
Se, come sembra, il Comitato adotterà in tempi relativamente brevi le proprie determinazioni, già dai primi mesi del prossimo anno ci potrebbe essere una novità importante per gli ex forestali e, di conseguenza, anche per gli altri militari: la possibilità cioè di potersi liberamente iscriversi ad associazioni sindacali.
Sicuramente, sul fronte dei diritti per i militari (e non solo) quella che si apre è una stagione “calda” che potrebbe cambiare strutturalmente l’organizzazione militare attuale, con favorevoli risvolti per quel Personale che troppo a lungo è dovuto sottostare a leggi anacronistiche e (speriamo) incostituzionali.