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CORTEI: ANCHE IL «BACIO» SU CASCO AGENTE SARÀ «ATTO PROVOCATORIO»

Le forze dell’ordine dovranno
resistere anche in caso di «contatto fisico blando, fischi, sfide verbali, le
manifestazioni sonore e fragorose, i gesti scurrili»

Anche il «bacio» è elencato tra gli
atti provocatori nella bozza presentata ai sindacati sulle regole di ingaggio
nei cortei predisposte dal Dipartimento di Pubblica sicurezza. Il riferimento
ricorda l’episodio, avvenuto circa un anno fa, in cui una manifestante no-Tav
baciò un agente in divisa e munito di casco. Tra gli altri atti provocatori
figurano «la ricerca del contatto fisico blando, i fischi, le sfide verbali, le
manifestazioni sonore e fragorose, i gesti scurrili». La relazione parla anche
di altre forme di resistenza passiva quali la «catena umana», costituita anche
da doppie file di persone che impediscono materialmente il transito di persone
e veicoli; il «sit in», che costituisce il posizionamento di un gruppo di
persone in un determinato luogo (spesso al centro di una strada) in modo tale
da non consentire il libero transito, impedendo l’esecuzione degli interventi
di polizia, e gli« atti di autolesionismo».
L’uso della forza

L’uso della forza «è legittimo» da parte della polizia se caratterizzato «dalla
assoluta necessità, adeguatezza e proporzionalità» scrive il Dipartimento della
Pubblica Sicurezza nella relazione. L’insieme delle nuove norme costituisce «la
tavola dei valori» a cui ciascun agente deve uniformarsi e mira a «orientare la
condotta» dei poliziotti «verso comportamenti improntati al rispetto dei
diritti fondamentali, primo tra tutti la sacralità della persona».

«Fascia di sicurezza di 15 metri»

Una fascia «non inferiore ai 15 metri» come distanza di sicurezza dai
manifestanti. L’inosservanza di tale limite «non determina alcuna reazione
automatica delle unità operative»: solo il funzionario dirigente può decidere
un intervento. In caso di tensioni nei cortei, «il responsabile del servizio
valuta strategie di dialogo appropriate ed esperisce tutti i tentativi
possibili di mediazione, avvalendosi principalmente di personale della Digos»
insieme con altri organismi istituzionali, quali rappresentanti politici,
sindacali, servizi sociali, psicologi, personale sanitario.

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