Carabinieri

Concorso Vice Brigadieri Carabinieri: criticità e rischi nelle linee guida sul reimpiego tra scavalcamenti e trasferimenti fuori regione

Il Direttore Generale per il Personale Militare del Ministero della Difesa, Generale di Corpo d’Armata Antonio Vittiglio, ha firmato il decreto per l’indizione di un concorso interno, per titoli ed esami, a 770 posti per vice brigadieri dell’Arma dei Carabinieri. Il concorso è riservato agli appuntati, carabinieri scelti e carabinieri in servizio permanente con almeno 4 anni di servizio dell’Arma dei Carabinieri.

I posti messi a concorso sono così ripartiti: 739 posti per il ruolo degli appuntati e carabinieri, 9 posti per il ruolo forestale degli appuntati e carabinieri, 2 posti per il ruolo forestale degli operatori e collaboratori “profilo amministrativo”, 2 posti per il ruolo forestale degli operatori e collaboratori “profilo forestale” e 20 posti per gli appartenenti al ruolo degli appuntati e carabinieri, specializzati in tutela forestale, ambientale e agroalimentare. Ulteriori 12 posti sono riservati ai candidati in possesso dell’attestato di bilinguismo riferito al livello A2, che saranno assegnati a sedi di servizio nella provincia di Bolzano.

Le domande di partecipazione potranno essere presentate esclusivamente online, sul sito www.carabinieri.it o tramite il portale Leonardo, entro 30 giorni dalla pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale della Difesa. Le prove di esame consisteranno in un questionario a risposta multipla su vari argomenti, tra cui diritto penale, processo penale, storia dell’Arma, tecnica professionale e materie specifiche per i candidati forestali.

Concorsi da Vice Brigadiere nell’Arma dei Carabinieri, tra scavalcamenti e trasferimenti, fioccano le rinunce

Il superamento degli esami darà accesso alla valutazione dei titoli di merito, per cui sono previsti punteggi in base a titoli di studio, incarichi ricoperti, missioni all’estero, encomi e onorificenze. I candidati idonei agli esami e alla valutazione dei titoli saranno inseriti nelle graduatorie finali e ammessi al 29° corso di qualificazione per vice brigadieri.

Linee guida per il reimpiego dei Vice Brigadieri

I Vice Brigadieri promossi al termine del 29° Corso di Qualificazione sono, compatibilmente con la disponibilità di utili posizioni d’impiego nel ruolo, confermati/assegnati (“d’autorità” ovvero “a domanda”) per l’espletamento di almeno un quadriennio di servizio a una Tenenza/Stazione ovvero a un Nucleo/Sezione/Aliquota Radiomobile/PMZ (Nuclei Forestali/Parco/Biodiversità per il personale del ruolo Forestale/spz. TFAA), nell’ambito della Provincia/Regione amministrativa nel cui territorio è dislocato il precedente Reparto di appartenenza.

Nell’attuare le descritte manovre, i Comandi competenti, in aderenza alle attribuzioni conferite in materia di trasferimenti e in considerazione delle prassi sviluppate in applicazione dei profili di impiego del ruolo, dovranno evitare il verificarsi di scavalcamenti di altro personale più anziano nel ruolo di provenienza, considerando sempre preclusivo l’esercizio di funzioni di Comando anche interinale e la sussistenza di interazioni gerarchico funzionali non occasionali.

I Comandi valuteranno inoltre con la massima attenzione le aspettative del personale, derogando al solo principio della disponibilità di posti in ruolo laddove il militare interessato documenti esigenze assistenziali nei confronti di coniuge, partner o figli portatori di handicap grave. Potranno inoltre confermare i vincitori già impiegati in determinate specializzazioni o reparti.

All’esaurimento delle posizioni in ambito regionale, il personale vincitore sarà ricollocato con il criterio della prossimità in altre regioni sulla base delle posizioni nel ruolo resesi disponibili.

Lo spettro dello scavalcamento e l’esilio fuori regione

La disposizione che prevede il trasferimento fuori regione dei vincitori qualora non sussistano posti nel ruolo nella regione di appartenenza sta generando non poco malumore tra i Carabinieri che desiderano partecipare al concorso. Secondo molti, infatti, la norma appare eccessiva, sicuramente dispendiosa e rischia di sortire effetti controproducenti. Potrebbe infatti scoraggiare candidati che hanno necessità di rimanere relativamente vicini a familiari o residenza, avvantaggiando coloro che accettano spostamenti più ampi, penalizzando, quindi, soprattutto chi ha carichi familiari maggiori.

Inoltre il “terribile spettro” dello scavalcamento tra appuntati e brigadieri viene presentato quasi come una minaccia per la tenuta stessa dell’Arma. Eppure, che uno più giovane e capace possa scalare le gerarchie superando colleghi più anziani non sembra una novità, anzi dimostrerebbe che esiste meritocrazia e non soltanto anzianità.

Viene da pensare che se perfino gli ufficiali convivono pacificamente (?) con lo scavalcamento, non si capisce quale tragedia nazionale dovrebbe rappresentare se si verificasse tra appuntati e brigadieri. Forse sarebbe il caso di affrontare la questione con maggiore spirito di pragmatismo.

Del resto, l’Arma dovrebbe puntare sulle qualità personali più che sull’anzianità. E come potrebbe un neo-brigadiere rappresentare una minaccia tale da dover essere esiliato fuori regione ? Sembra quasi che ai piani alti si tema di più l’invidia tra colleghi che la criminalità da contrastare.

Si spera che un giorno i vertici comprendano come queste paure siano del tutto infondate. L’Arma trarrebbe solo beneficio da una maggiore meritocrazia e flessibilità, invece di ostinarsi su burocratismi ormai sorpassati.

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