Concorso Polizia, essere gender fluid è come la schizofrenia: requisito di inidoneità
Un poliziotto non può soffrire di disforia di genere, non può essere “fluido”, non può dirsi “non binario”. Nel bando del Ministero dell’Interno per l’assunzione di 1.381 nuovi agenti si specifica che chi soffre di disturbi mentali non può aspirare a far parte della Polizia di Stato. Il punto che sta facendo molto discutere è prorio questo: tra i disturbi mentali viene ricondotta anche la ricerca della propria identità di genere. Il fatto di avere dubbi o di considerarsi non binari o queer è annoverato come una patologia mentale e quindi una condizione di inidoneità a ricoprire come in corso ma anche pregressa. La schizofrenia come i dubbi sull’identità di genere, insomma. Essere o essere stati gender fluid è visto come una patologia: il disturbo, si legge, può essere attuale ma anche pregresso.
Ecco il passaggio più dibattuto che si legge nel documento allegato al bando pubblicato in Gazzetta ufficiale. Ecco tutti i disturbi che trasformano l’aspirante poliziotto in un candidato giudicato non idoneo secondo il Ministero: «Disturbi d’ansia attuali o pregressi; disturbi somatoformi e da conversione attuali o pregressi; disturbi fittizi e da simulazione attuali o pregressi; schizofrenia ed altri disturbi psicotici attuali o pregressi; disturbi dell’umore attuali o pregressi; disturbi dissociativi attuali o pregressi; disturbi sessuali e disturbi dell’identità di genere attuali o pregressi; disturbi del sonno attuali o pregressi; ritardo mentale; disturbi da tic; disturbi dell’adattamento; problemi relazionali a rilevanza clinica; disturbi di personalità; disturbi del controllo degli impulsi attuali o pregressi; disturbi della condotta alimentare attuali o pregressi».Sono requisiti ingiusti, ha pensato un aspirante poliziotto che si è rivolto a un avvocato. La notizia è apparsa sul quotidiano La Stampa che ha riportato le dichiarazioni del legale Gian Maria Mosca. Mosca ha promosso un’istanza alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e al capo della Polizia Lamberto Giannini. L’obiettivo è cancellare questo requisito e permettere anche a chi non ha un’identità di genere definita di servire lo Stato, occuparsi di sicurezza e far parte della Polizia.
Il problema si pone anche per chi lavora già come poliziotto (il concorso è rivolto anche a chi lavora già come agente) e non ha dichiarato all’epoca dell’assunzione quei «disturbi dell’identità di genere». Nel bando infatti c’è scritto che vengono presi in considerazione i disturbi attuali ma anche quelli pregressi. Significa che se, in passato, sono stato alla ricerca della mia identità di genere può configuarsi come una condizione che mi rende non adatto a lavorare come poliziotto.