Concorsi da Vice Brigadiere nell’Arma dei Carabinieri, tra scavalcamenti e trasferimenti, fioccano le rinunce
Da tempo, la situazione dei concorsi per avanzamenti a brigadiere nell’Arma dei Carabinieri ha attirato l’attenzione della comunità militare. Questo problema, purtroppo, non è un’eccezione nel contesto delle Forze Armate, ma piuttosto una difficoltà condivisa che coinvolge tutti i militari. Già in un nostro articolo precedente, avevamo evidenziato la complessità di questa questione, e oggi torniamo a trattarla, poiché non solo non si è risolta, ma sembra essersi ulteriormente aggravata. (clicca qui per leggere articolo)
Il concorso per Vice Brigadieri nell’Arma è ormai concluso, e i corsi di preparazione sono già in corso, ma si continua a registrare un alto numero di rinunce da parte dei militari vincitori, a dispetto delle promettenti opportunità di carriera che questo grado potrebbe rappresentare.
Il Mito della Posizione Organica
Uno dei principali ostacoli che i carabinieri affrontano è rappresentato dalla cosiddetta “posizione organica“, ormai quasi satura nella maggior parte dei reparti a causa di ingenti immissioni nel ruolo, rendendo questo requisito un ostacolo significativo per coloro che desiderano avanzare nella loro carriera.
Lo Scavalcamento
Ma veniamo ora al secondo requisito critico: lo “scavalcamento” Questo termine, noto a generazioni di aspiranti brigadieri, si riferisce alla possibilità di essere superati da colleghi più giovani durante il percorso di carriera. Nonostante alcuni blandi tentativi di superare questi limiti, sembra che questi siano ancora solidi come rocce.
Tuttavia, è interessante notare che il concetto di scavalcamento sembra essere meno rilevante man mano che si scala la gerarchia. Tra gli ufficiali, ad esempio, sembra avvenire con sorprendente frequenza, come dimostrato dall’attuale Comandante Generale, il quale rappresenta un chiaro esempio di scavalcamento essendo il più giovane degli aspiranti quando fu prescelto. Ma, sorprendentemente, questa pratica non sembra causare rivolte o lamentele significative tra gli anziani ufficiali. Se il concetto di scavalcamento è accettato tra gli ufficiali, perché dovrebbe destare preoccupazioni tra i gradi inferiori? In fondo si avanza anche per merito oltre che per anzianità.
Un osservatore esterno potrebbe giustamente chiedersi: in che modo lo scavalcamento tra i ruoli di appuntato e brigadiere potrebbe causare disastrose ripercussioni per l’Arma? Non dovremmo temere che un giovane brigadiere possa vendicarsi su un anziano appuntato che è stato scavalcato? Ma, se non vi sono problemi significativi tra gli ufficiali, perché dovrebbero esserci tra appuntati e brigadieri?
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, potrebbe intervenire su questa problematica, agendo a favore del personale delle Forze Armate e degli stessi Carabinieri. Chiedere agli stati maggiori interessati di riconsiderare e, se necessario, eliminare questi requisiti potrebbe essere un passo nella giusta direzione.
In conclusione, i concorsi per diventare brigadiere nell’Arma dei Carabinieri sono una questione che merita una profonda riflessione. Forse è giunto il momento di rivedere alcuni requisiti e di introdurre un po’ di flessibilità per garantire che i migliori talenti possano emergere e che i militari non debbano rinunciare al grado che meritano. Se il “salto” di carriera è concesso ai vertici, perché dovrebbe essere negato alla base? Si tratta di una domanda che richiede risposte e azioni concrete per il bene dell’Arma e di tutto il personale militare coinvolto.
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