Comandanti di Corpo nei Sindacati Militari? No, Grazie. Il SIC smaschera il tentativo di restaurazione del vecchio sistema Co.Ce.R.
Un passo indietro travestito da innovazione
“Chiedere che i Comandanti di Corpo assumano ruoli dirigenziali nelle APCSM è un attacco alla credibilità della rappresentanza sindacale militare.”
Non usa mezzi termini il Sindacato Indipendente Carabinieri (SIC), che rigetta con fermezza la proposta contenuta in una lettera sottoscritta da 18 Associazioni Professionali a Carattere Sindacale tra Militari (APCSM).
Una richiesta diretta ai Ministeri competenti che, se accolta, minerebbe, secondo il SIC, alla base il senso stesso della rappresentanza sindacale tra le Forze Armate.
Una norma chiara, non interpretabile
SIC sottolinea nel comunicato che Il Codice dell’Ordinamento Militare (D.lgs. 66/2010) e le leggi correlate sono inequivocabili:
i Comandanti di Corpo e altri ufficiali apicali NON possono ricoprire incarichi sindacali né essere iscritti alle APCSM.
Un divieto necessario a garantire imparzialità, trasparenza e coesione interna.
Non si tratta solo di una questione giuridica, ma di equilibrio istituzionale: chi detiene un potere gerarchico non può e non deve rappresentare contemporaneamente gli interessi sindacali del personale.
Una lettera, troppi rischi: il ritorno del Co.Ce.R. mascherato
Secondo il SIC, quella lettera firmata da 18 APCSM non è una semplice proposta di riforma, ma un tentativo sottile di restaurare un sistema che si sperava definitivamente superato. Dietro una parvenza di modernizzazione, si celano richieste che rischiano di stravolgere l’equilibrio della rappresentanza sindacale militare.
Tra le righe, infatti, si leggono proposte gravemente distorsive: trattamenti economici riservati ai dirigenti sindacali, che creerebbero una classe privilegiata all’interno del sistema; canali facilitati per l’accesso a incarichi esterni e internazionali, in aperto contrasto con i principi di equità e merito; garanzie giuridiche e previdenziali potenziate solo per pochi, alimentando disuguaglianze interne; e, ancor più grave, una pericolosa sovrapposizione tra autorità gerarchica e funzione rappresentativa, che minerebbe la neutralità delle stesse APCSM.
Tutto ciò rappresenta una deriva, non un progresso. Un ritorno mascherato a logiche che la Legge 46/2022 ha chiaramente inteso superare.
Neutralità funzionale: un principio irrinunciabile
La posizione del SIC si fonda su un principio tanto semplice quanto inoppugnabile: chi esercita un’autorità disciplinare o amministrativa sul personale non può, allo stesso tempo, rappresentarne gli interessi sindacali. È una questione di coerenza istituzionale e di trasparenza funzionale.
Non è accettabile – sottolinea il SIC – che ufficiali in servizio presso uffici delicatissimi come disciplina, trasferimenti, contenzioso o avanzamento possano ricoprire ruoli rappresentativi. Il potere decisionale che esercitano su carriere, mobilità e procedimenti interni è incompatibile con la difesa imparziale dei diritti del personale.
Si tratta di un conflitto di interessi evidente, che mina alla radice la credibilità della rappresentanza e compromette la fiducia del personale verso le stesse istituzioni.
Chi ha potere sulle carriere, sulle sanzioni e sugli spostamenti del personale non può difenderne i diritti in sede sindacale.
È un conflitto di interessi, etico e strutturale, che svuota di credibilità l’intero impianto della rappresentanza.
Il rischio, secondo il SIC, sarebbe quello di tornare a un sistema di rappresentanza subordinato, condizionato, inefficace.
Chi rappresenta i militari non può essere anche il loro superiore.
L’alternativa è la fine della credibilità della rappresentanza, una resa alla logica dell’apparenza anziché della sostanza.
Articoli Correlati
Sindacati militari: cosa succede in caso di revoca dell’iscrizione?
L’avvocato spiega gli effetti della revoca prevista dalla Legge 46/2022.
Il TAR condanna la Difesa per mancato riconoscimento dell’indennità
Non è un semplice rientro, ma un trasferimento: il punto sulla sentenza.
Giudizio di avanzamento: il Consiglio di Stato chiarisce
Non è obbligatorio motivare la scelta negli avanzamenti degli ufficiali.
Crosetto e i sindacati militari: è scontro sul decreto
Accuse di “pastrocchio liberticida” sul testo normativo in discussione.
Sindacalista sotto procedimento per aver scritto alla Meloni
Strade sicure, alloggi e contratto: cosa c’era nell’email “incriminata”.