Carabinieri

Caso Cucchi, parla in aula il generale Casarsa “Uniche informazioni mediche dal mio superiore”

«Sento per la prima volta parlare dal vivo il generale Casarsa. Le note mediche presenti nella sua relazione del 30 ottobre e che anticiperanno le conclusioni di esperti medici legali che ancora dovevano essere nominati sono frutto di informazioni avute quel pomeriggio dal comandante Tomasone. Insomma così decisero a tavolino di che cosa doveva esser morto Stefano Cucchi. Tutto questo sulla nostra testa».

Ilaria Cucchi commenta così la decisione del generale Alessandro Casarsa, indagato dalla Procura di Roma nell’inchiesta-bis sui depistaggi avvenuti dopo la morte del geometra, di prendere la parola nel corso dell’udienza preliminare in cui si è valutato se dovesse rispondere delle accuse davanti ad una giuria.

La decisione è arrivata comunque nell’arco di poche ore. Casarsa è stato rinviato a giudizio assieme ad altri sette carabinieri. L’udienza iniziale è stata fissata per il prossimo 12 novembre.

Il generale ha dichiarato di aver fatto «mente locale» sulle note mediche contenute nella relazione che inviò al ministero e accusa direttamente Vittorio Tomasone, in quel momento comandante provinciale.

Ora Casarsa, infatti, ammette che il pomeriggio del 30 ottobre era andato di persona in comando provinciale e che in quella occasione avrebbe ricevuto delle indiscrezioni sulle prime valutazioni del corpo di Stefano Cucchi, ancora molto informali e non depositate agli atti del fascicolo.

Ecco il testo integrale della deposizione:

“In questa circostanza voglio confermare quanto da me dichiarato nell’ambito delle dichiarazioni davanti al pubblico ministero. Per me la vicenda è iniziata la mattina del 27 ottobre del 2009 quando ho chiesto al colonnello Cavallo, mio primo collaboratore, di raccogliere tutte le relazioni di servizio che erano state realizzate da tutti i militari che a vario titolo erano entrati in contatto con l’arrestato Stefano Cucchi.

Dovevano essere raccolte, era un quadro della situazione. Io non ho mai saputo che era stata prodotta più di una relazione. A me le relazioni che sono state trasmesse erano uniche ed erano originali, non ho mai sentito parlare di modifiche fatte alle relazioni di servizio. Quindi era una attività di raccolta e trasmissione di queste indicazioni. In merito ad un’altra accusa che mi è stata mossa durante l’interrogatorio: mi è stato detto come fossi entrato a conoscenza di alcuni dati tecnici che riguardavano la vicenda e come ho potuto inserirli in una mia relazione.

Io al tempo dell’interrogatorio, a gennaio, non ricordavo come avessi avuto queste informazioni. Poi ho ricostruito la vicenda, anche sentendo le persone che erano con me in quei giorni. Ora posso affermare che il pomeriggio del giorno 30 ottobre, la mattina fu fatto il rapporto del comandante provinciale. La sera, il pomeriggio tardi, ho raccolto queste indicazioni che poi ho comunicato al colonnello Cavallo per concludere la relazione che stavo preparando. Quindi, a domanda, posto che io allora ero il comandante del gruppo Roma, io tenevo il contatto con il comandante provinciale (Vittorio Tomasone ndr) non ho mai avuto contatti né con i magistrati né con i medici legali coinvolti in questa vicenda.”

Nella foto il Generale Tomasone (sx) ed il colonnello Casarsa (dx) all’epoca dei fatti

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