CASO CUCCHI: ISOLATO E PUNITO IL CARABINIERE CHE HA RIAPERTO L’INCHIESTA
“Mi chiesero di cambiarla, non ricordo per certo chi è stato ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico”: così ha detto ai giudici Francesco Di Sano che assieme al collega Gianluca Colicchio ebbe in cura Cucchi la notte dell’arresto.
Colicchio ha ricordato in aula perfettamente il report nel quale scriveva che Cucchi “dichiarava di avere forti dolori al capo, giramenti di testa, tremore e di soffrire di epilessia” ma non ha riconosciuto come sua l’annotazione (riportante uguale data e numero di protocollo) nella quale si legge che l’arrestato “dichiara di soffrire di epilessia, manifestando uno stato di malessere generale verosimilmente attribuito al suo stato di tossicodipendenza e lamentandosi del freddo e della scomodità della branda in acciaio”. Colicchio oggi in aula ha detto di ricordare “di avere fatto una sola relazione; la seconda è strana perché porta la mia firma, ma io non la ricordo. Nella seconda ci sono dei termini che io non uso, non la riconosco”.
Ancora più anomale sono le due annotazioni di servizio a firma del carabiniere Di Sano. Nella prima, il militare scrive che Cucchi “riferiva di avere dolori al costato e tremore dovuto al freddo e di non potere camminare”; nella seconda annota che il geometra dichiara di “essere dolorante alle ossa sia per la temperatura freddo/umida che per la rigidità della tavola da letto”. Questa seconda dichiarazione però, ha detto Di Sano in aula oggi, “la modificai, mi chiesero di farlo perché la prima era troppo dettagliata. Non ricordo per certo chi è stato; certo il nostro primo rapporto è con il Comandante della Stazione, ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico”.
Nel resto dell’udienza sono stati ascoltati altri cinque testimoni, l’ultimo dei quali l’avvocato Giorgio Rocca che partecipò come difensore d’ufficio di Cucchi all’udienza di convalida dell’arresto: “Ricordo che lui aveva un atteggiamento ostile nei confronti dei carabinieri perché riteneva di essere stato arrestato ingiustamente. Prima dell’udienza ebbe battibecchi continui con loro, non era calmo. Mi disse che non l’avevano maltrattato, ma che lui era fatto così”.
L’appuntato scelto dei carabinieri, Riccardo Casamassima, è l’uomo che ha fatto riaprire il caso Cucchi. All’epoca dei fatti, nell’ottobre del 2009, prestava servizio alla stazione di Tor Vergata e in un’intervista esclusiva al Tg La7 rivela come uno dei cinque imputati nel processo per la morte del ragazzo romano, raccontò che Cucchi era stato “massacrato di botte dai carabinieri” e che “dovevano cercare di scaricare le responsabilità”. Dopo la denuncia, Casamassima spiega di aver ricevuto “oltre cinque procedimenti disciplinari e dieci giorni di consegne, provvedimenti aperti per vecchi incidenti pretestuosi. Inoltre mi è stato controllato il profilo Facebook e rischio di essere congedato”.