Caserma Levante, prosciolto il Maggiore che comandava la compagnia
Si è chiusa il 23 luglio la vicenda giudiziaria del maggiore Stefano Bezzeccheri. Il giudice Luca Milani accogliendo le richieste del pubblico ministero Matteo Centini e dei suoi difensori, gli avvocati Wally Salvagnini e Cosimo Pricolo, ha disposto il non doversi procedere per le accuse a lui rivolte. «Come si ricorderà – fanno sapere i legali – nei mesi scorsi il maggiore era stato ammesso al procedimento di messa alla prova (map) previa sospensione del procedimento penale di cui oggi è stato constatato il positivo superamento». Il maggiore, ex comandante della Compagnia carabinieri Piacenza finì nell’indagine sulla caserma Levante che scoppiò esattamente un anno fa, il 22 luglio 2020.
«Al maggiore Bezzeccheri – fanno sapere i suoi legali – non e? mai stata rivolta dall’autorita? giudiziaria alcuna accusa per i delitti di spaccio, lesioni volontarie, tortura, falso, peculato, arresto illegale per i quali sono andati a processo Montella e altri. L’ufficiale era accusato solo di concorso in abuso d’ufficio, per aver avallato o acconsentito che non venisse segnalato alla Prefettura di Piacenza il nominativo dell’informatore che aveva acquistato dello stupefacente dallo spacciatore per farlo arrestare. Segnalazione di spettanza del comandante della stazione e non del maggiore , al tempo comandante della compagnia».
«Il nostro assistito – ribadiscono Salvagnini e Pricolo – nei vari interrogatori resi ai magistrati inquirenti e al gip ha sempre negato con fermezza la responsabilità penale per i fatti a lui contestati, poiché non ha mai dato disposizioni a nessuno dei militari alle sue dipendenze di non segnalare alla Prefettura gli assuntori di stupefacenti, ribadendo, altresì, di aver sempre fatto il proprio dovere. La messa alla prova non consiste in una affermazione di responsabilità penale, responsabilità sempre con fermezza negata dal nostro assistito, che non ha mai acquisito la qualifica tecnica di “imputato”. La messa alla prova non può essere equiparata al patteggiamento che equivale ad una condanna, infatti conduce ad una sentenza di proscioglimento per estinzione del reato».
Nelle varie udienze del processo svolto con rito abbreviato che si è chiuso il 1 luglio, più volte il maggiore fu tirato in causa dai difensori dei carabinieri imputati (Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Marco Orlando, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo) in quanto avrebbe messo sotto pressione i militari perché facessero sempre più arresti.