Carcere di Catanzaro: traffico di droga e telefoni con la complicità di alcuni agenti. 26 arresti tra cui l’ex direttrice
Droga e telefonini cellulari che giravano indisturbati tra i detenuti nel carcere di Catanzaro grazie anche alla compiacenza di agenti e funzionari penitenziari che chiudevano gli occhi e facevano finta di nulla. Un “giro” gestito da due sodalizi criminali sgominati dai carabinieri e dal Nucleo investigazione centrale della polizia penitenziaria coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro: l’inchiesta ha coinvolto in totale 38 indagati, di questi 16 sono finiti in carcere, 10 ai domiciliari, 5 con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 7 con la sospensione dall’esercizio delle funzioni. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina in una conferenza stampa alla quale ha partecipato, tra gli altri, il procuratore vicario di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, che ha parlato di “quadro inquietante” specificando però che “il sistema penitenziario ha dimostrato comunque di avere al suo interno gli strumenti per assicurare il rispetto delle regole e della funzione istituzionale a sostegno dei detenuti e questo ci rassicura”.
Tra gli indagati anche l’ex direttore e un funzionario del carcere di Catanzaro accusate – secondo quanto riferito dagli inquirenti – “di reiterate condotte omissive e commissive finalizzate ad acquisire la benevolenza dei detenuti per evitare difficoltà di gestione” dell’istituto e “pregiudizi di carriera”.
L’inchiesta si è avvalsa della proficua collaborazione tra gli investigatori della polizia penitenziaria, con i loro accertamenti all’interno del carcere di Catanzaro, e dei carabinieri del Comando provinciale, con i loro accertamenti all’esterno, rivolti soprattutto ai familiari di alcuni detenuti, soprattutto alle loro mogli, compagne e madri, che si preoccupavano di recapitare la droga e i cellulari da distribuire all’interno del carcere, attraverso due canali diversi gestiti da due sodalizi diversi, comunque sovrapponibili, che potevano contare sul “fiancheggiamento” di alcuni agenti penitenziari.
“Un monitoraggio complesso che abbiamo attuato grazie a un’ottima sinergia con la polizia penitenziaria”, ha commentato il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, Giuseppe Mazzullo. Gli inquirenti inoltre – è emerso in conferenza stampa – hanno anche ricostruito consistenti movimenti di denaro sulle carte prepagate.
“Ad esempio, su una di queste, in 5 mesi – hanno riferito i vertici dell’Arma nell’incontro con i giornalisti – abbiamo registrato movimenti per 12mila euro e questo testimonia che la vendita della droga e lo smercio dei cellulari erano fonti enormi di reddito per sostenere i due gruppi criminali”.
“Durante l’indagine – ha poi aggiunto Capomolla – abbiamo ricostruito più profili di responsabilità tra funzionari di amministrazione penitenziaria, agenti, comandanti e direttori, riscontrando una condotta di omissione che equivale comunque a commettere reato”. A un operatore di polizia penitenziaria, inoltre, è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Arrestata l’ex direttrice
Avrebbe favorito “l’introduzione e cessione in carcere di sostanze stupefacenti e l’introduzione e cessione in carcere di dispositivi telefonici, fornendo, attraverso condotte omissive e commissive, un contributo concreto, specifico e volontario alla conservazione e al rafforzamento delle capacità operative delle associazioni, per garantirsi una agevole governabilità dell’istituto penitenziario e far apparire, all’esterno, l’istituto di Catanzaro come un Istituto ben gestito così da garantirsi una agevole camera”.
Con queste accuse è stata arrestata Angela Paravati, 59 anni, ex direttrice della Casa Circondariale Ugo Caridi di Catanzaro, in carica dal 2010 al 5 settembre 2022. L’arresto è stato eseguito nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che oggi ha portato all’esecuzione di 38 misure cautelari e ha fatto luce su un giro di droga e cellulari all’interno del carcere catanzarese. Alla Paravati inoltre – si legge negli atti dell’inchiesta – gli inquirenti contestano “da tempo la piena consapevolezza dell’operatività all’interno del carcere di un vero e proprio sistema, gestito da detenuti, poliziotti penitenziari e soggetti operanti all’esterno, avente a oggetto lo spaccio di sostanze stupefacenti e l’introduzione e la cessione di telefoni cellulari, occultati all’interno dei pacchi peri detenuti ovvero introdotti da appartenenti alla polizia penitenziaria infedeli, avendo ricevuto segnalazioni in tale senso”.
L’ex direttrice, per la quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere è accusata, tra l’altro, di avere favorito, nel marzo del 2022, in concorso con altri due indagati, l’evasione di un detenuto. Insieme all’ex direttrice Paravati, sono stati arrestati anche Simona Poli, di 46 anni, e Franco Cerminara, di 57 anni, rispettivamente, comandante e assistente capo della polizia penitenziaria.
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