CARABINIERI E AISI, TERREMOTO IN ARRIVO. I GENERALI GALLITELLI ED ESPOSITO VIA A FINE OTTOBRE
e il capo dell’Aisi, il servizio segreto civile. La conversione del DL90
del 24 giugno scorso nella legge 114, dell’11 agosto 2014, manderà a casa i
generali dei carabinieri Leonardo Gallitelli ed Arturo Esposito, nell’ambito
dell’eliminazione del “trattenimento in servizio” per i dipendenti
pubblici arrivati all’età della pensione.
servizio” è detto “richiamo” ed attinge dal bacino dell’ausiliaria, un elenco
in cui finiscono per cinque anni i militari andati in pensione.
Una legge nata per ridurre le spese, contenere i costi e destinare le
risorse ad altre emergenze. L’articolo 1 comma 1 della legge si rivolge a tutti
i dipendenti della pubblica amministrazione. Prima dell’approvazione, il comma
4 – voluto dal Colle – era stato inserito per consentire ai militari di
sfuggire alla legge per oltre un anno dall’entrata in vigore della norma.
Ecco cosa prevedeva il comma 4: “Al fine di garantire l’efficienza e l’operatività
del sistema di difesa e sicurezza nazionale, le disposizioni di cui al comma 1
non si applicano ai richiami in servizio di cui agli articoli 992 e 993 del
decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 fino al 31 dicembre 2015”.
In poche parole, per i militari gli effetti di questa legge, se fosse stata
approvata con il comma 4, si sarebbero visti solo dal 1° gennaio del 2016. Un
emendamento del Movimento 5 Stelle, presentato dall’onorevole Rizzo, ha
impedito che la deroga ritardasse di quasi un anno e mezzo gli effetti del
provvedimento ed i relativi benefici per le casse dello Stato, anticipando al
31 ottobre 2014 l’entrata in vigore del divieto di rimanere in servizio dopo la
pensione anche per chi indossa la divisa.
L’emendamento, votato a sorpresa in commissione il 25 luglio con larga
maggioranza ha incassato prima del voto anche il parere positivo del
rappresentante del Governo ministro Madia e del relatore della legge.
Sull’interpretazione della norma l’Arma ha detto la sua, specificando sul proprio
portale intranet che, secondo il proprio ufficio legislazione, la legge non si
applicherebbe ai militari.
Il generale Gallitelli ha 66 anni ed è formalmente in pensione dal 9 giugno del
2013. E’ stato trattenuto in servizio con un decreto del Consiglio dei
ministri. Con l’entrata in vigore di questa legge verrebbe quindi collocato a
riposo ben due mesi prima della fine del suo mandato, previsto per il 31
dicembre 2014.
Ma lui, nominato Comandante Generale dal Governo Berlusconi nel giugno
2009, confermato dopo la pensione con un decreto di trattenimento in servizio
dal Governo Monti nel 2013 – secondo quanto rivelato a luglio dal newsmagazine
Panorama – punterebbe ad un’ulteriore proroga da parte del Governo Renzi per
rimanere a capo dei carabinieri fino a giugno 2015 e tentare così di ottenere
la carica di Consigliere militare del Capo dello Stato. E’ di quest’estate una
polemica tutta interna all’Arma che ha visto contrapposti Gallitelli e quello
che fino a luglio era considerato uno dei candidati più probabili alla carica
di nuovo comandante, il generale Vincenzo Giuliani, trasferito inspiegabilmente
dopo solo 11 mesi di comando dall’Interregionale di Milano a quello degli
Istituti di istruzione dell’Arma. Proprio lo scontro tra Gallitelli e Giuliani
avrebbe bruciato quest’ultimo.
Gallitelli, infatti, lasciasse il vertice il 31 ottobre 2014 non avrebbe
neanche il tempo di presiedere le commissioni che decidono le promozioni di
colonnelli e generali, previste per i mesi di novembre e dicembre. Insomma, si
tratterebbe di un vero terremoto.
direttore Arturo Esposito, che ha compiuto 65 anni il 19 agosto scorso. Lui,
già al vertice dell’Aisi da due anni, avrebbe davanti a sé ancora un biennio.
Secondo alcuni la legge che manda a casa i due ufficiali si presterebbe a
qualche interpretazione, ma la relazione tecnica della Camera del luglio scorso
sembra togliere ogni dubbio, consigliando ai deputati di eliminare il comma 4
per consentire il ricambio generazionale anche all’interno del settore
militare, difesa e sicurezza. E così è stato. Deroga eliminata, anche con i
voti delle forze di Governo. La legge è entrata in vigore. Il dipendente dello
Stato che abbia raggiunto i limiti di età, civile o militare che esso sia, deve
rassegnarsi ad andare in pensione. Lo ha deciso il Parlamento e non c’è proroga
del Consiglio dei ministri che tenga.