Carabiniere sparò a uomo in fuga. Dopo assoluzione, Procura fa ricorso: “Mirò ad altezza uomo a distanza ravvicinata”
Per la Procura di Monza non sta in piedi la tesi dei giudici secondo cui il carabiniere che ha sparato all’auto del fuggitivo “non solo non aveva alternative alla sua condotta” ma “ha adempiuto al proprio dovere”.
Il pm Rosario Ferracane ha quindi avviato il ricorso in appello contro la sentenza di assoluzione dall’accusa di tentato omicidio per l’appuntato dei carabinieri di 34 anni in servizio alla caserma di Biassono che la mattina dell’1 settembre 2017 ha sparato a Macherio al suv di un 47enne di Triuggio scappato per sfuggire ai militari che dovevano sottoporlo a un accertamento sanitario obbligatorio ed era stato lungamente inseguito.Il proiettile aveva colpito il fuggitivo tra spalla e collo. Ma, secondo la Procura, avrebbe potuto uccidere e per l’imputato era stata chiesta la condanna a 4 anni e 8 mesi. I suoi avvocati, Carlo Cama e Luca Ricci, ne hanno invece ottenuto l’assoluzione. Secondo i giudici “l’unica altra possibilità sarebbe stata lasciare che il fuggitivo proseguisse la sua corsa con il rischio concreto che si potesse verificare una tragedia se, superando il posto di blocco, avesse investito ed ucciso qualcuno, magari un bambino o un anziano, considerato che si era in pieno centro di Macherio, con diverse persone in circolazione. Se un simile scenario si fosse disgraziatamente verificato, l’imputato sarebbe stato giustamente accusato di non averlo impedito, mancando ai suoi doveri di protezione della pubblica sicurezza”.
Per i giudici necessario anche valutare il livello di pericolosità della situazione e il periodo storico in cui si sono svolti i fatti. “L’imputato non sapeva con chi avesse a che fare” quando è intervenuto per fermare il fuggitivo “e quand’anche avesse saputo che si trattava di un soggetto psichiatrico, appena sottrattosi ad un tso, lo scenario sarebbe stato tutt’altro che rassicurante”. Inoltre “il periodo in cui si sono svolti i fatti era stagione di ricorrenti e sanguinosi attentati terroristici, commessi con veicoli usati per travolgere la folla” e il giorno in cui si è verificato il fatto “erano in programma le prove del GP di Formula Uno e, in previsione della grande affluenza di pubblico”.
Quindi l’appuntato “si è trovato improvvisamente ad affrontare una situazione operativa estremamente critica, in un contesto generale in cui l’attenzione delle forze dell’ordine era ai massimi livelli e a dover decidere in pochissimi secondi come agire”. Per la Procura invece “l’appuntato doveva salvaguardare e proteggere la persona offesa, invece ha messo in atto una violenta azione offensiva sparando a distanza ravvicinatissima e mirando ad altezza d’uomo”.
(Stefania Totaro per il Giorno)