Carabiniere prova ad «ammorbidire» la sanzione per l’amico. Sospeso per 4 mesi
Condotta contraria ai fondamentali doveri di moralità e rettitudine, giusta la sospensione di quattro mesi. Lo ha deciso il Tar di Lecce respingendo il ricorso di un carabiniere in servizio in una caserma della provincia che si era adoperato, telefonicamente, per evitare al figlio di un amico una denuncia per essere stato sorpreso alla guida di un motociclo senza aver mai conseguito la patente. L’episodio è avvenuto nel dicembre del 2017 e le circostanze sono state “cristallizzate” casualmente in alcune intercettazioni disposte nell’ambito di un precedimento penale estraneo ai fatti.
In particolare è stata registrata una telefonata in cui il padre del giovane sorpreso senza patente chiedeva aiuto all’amico carabiniere per evitare guai al figlio. Quest’ultimo, si legge nella sentenza del Tar «ha interloquito personalmente e direttamente con il militare autore del controllo cercando di “ammorbidire” la posizione del figlio (“Eh, aho, e lui, ehh è un amico, amico amico proprio, vedi, vedi tu, ehh, vedi tu”).
In particolare, che la volontà del ricorrente fosse rivolta a fini non commendevoli emerge in maniera certa dall’avere il ricorrente dichiarato che era “… un amico, amico amico proprio”. È dunque evidente che tali espressioni, calate nel contesto nel quale sono state proferite, evidenziano il tentativo del ricorrente di perorare la causa del proprio “amico”, al di fuori di ogni elementare dovere di imparzialità e rettitudine[…] nel caso di specie, un privato può “vantarsi” di un trattamento preferenziale. In ciò è il cuore della condotta che l’Amministrazione ha del tutto legittimamente sanzionato».
La sanzione prevista in questi casi va da un mese a un anno: la decisione del ministero, rivela il Tar, è stata dunque blanda rispetto a quella che si sarebbe potuta concretizzare.