Carabiniere in manette per droga: la cocaina della caserma finisce nel bagagliaio dello spacciatore
Lo scambio nel parcheggio e l’arresto
Dal 1° marzo è rinchiuso nel carcere di Trento. L’arresto non è passato inosservato: un carabiniere, fino a quel momento comandante del NOR (Nucleo Operativo Radiomobile) della compagnia di Caprino Veronese, è stato colto in flagrante mentre, secondo l’accusa, consegnava quasi due chili di cocaina a un noto spacciatore. Lo scenario? Un parcheggio di Pescantina, dove i militari stavano già pedinando Faical El Farssani, 40enne originario del Marocco.
Lì, quella sera, hanno osservato una scena tanto sospetta quanto inequivocabile: il maresciallo si è avvicinato all’auto del sospetto, ha aperto il bagagliaio, preso una borsa e l’ha sistemata sul sedile posteriore della Panda dell’uomo. Dentro, come accertato successivamente, c’erano quasi due chili di cocaina purissima, con un principio attivo dell’84%. Una scena che ha fatto scattare l’arresto.
Una borsa carica di droga… sottratta dalla caserma
Non era la prima volta che il carabiniere si aggirava in quel parcheggio, ma quella sera lo scambio è avvenuto sotto gli occhi di chi già stava indagando su El Farssani. Ed è così che si è aperto un caso clamoroso che scuote l’Arma e che fa emergere dettagli sconcertanti.
La droga, anziché essere distrutta come previsto dalla legge, era stata prelevata dalla cassaforte della caserma di Caprino Veronese, dove era custodita come corpo di reato. L’unico ad avere la chiave era proprio lui, il maresciallo. Al suo posto, nella cassaforte, ha lasciato gesso, confezionato sottovuoto con una macchina sequestrata in casa, dove sono stati trovati anche ritagli di sacchetti da laboratorio analisi.
Le accuse e il processo in arrivo
Le accuse nei suoi confronti sono gravissime: spaccio di sostanze stupefacenti e peculato. Il militare è stato immediatamente sospeso dall’Arma e, due giorni dopo l’arresto, è stato trasferito nel carcere civile di Trento, dopo aver rifiutato il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.
Anche per El Farssani, il coindagato, la giustizia fa il suo corso: attualmente si trova agli arresti domiciliari in provincia di Roma. Entrambi rischiano un processo pesante: il pubblico ministero Stefano Aresu ha richiesto il giudizio immediato, saltando l’udienza preliminare. Se non verranno richiesti riti alternativi, il processo inizierà a ottobre davanti al collegio presieduto dal giudice Pasquale Laganà.
Verso un patteggiamento per lo spacciatore
Nel frattempo, secondo fonti attendibili, i legali di Faical El Farssani avrebbero già raggiunto un’intesa con la procura: il patteggiamento si aggirerebbe sotto i cinque anni di reclusione.
Una pena che, se confermata, potrebbe rappresentare un passo avanti verso la definizione del ruolo di ciascun indagato in questa vicenda dai contorni torbidi.
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