Carabinieri

Brigadiere uccise il suo comandante e fu assolto per “infermità mentale”: Accertamenti su tre medici

Si è aperto a Roma, presso la Corte d’Appello Militare, il processo di secondo grado a carico di Antonio Milia, il brigadiere dei Carabinieri accusato dell’omicidio del suo superiore, il luogotenente Doriano Furceri, avvenuto il 27 ottobre 2022 nella caserma di Asso, in provincia di Como. In primo grado, il Tribunale Militare di Verona aveva assolto Milia, ritenendolo “totalmente privo di capacità di intendere e di volere al momento della commissione dei fatti”.

I fatti del 27 ottobre 2022

La sera del 27 ottobre 2022, Antonio Milia si barricò per ore all’interno della caserma di Asso dopo aver sparato tre colpi al petto del comandante Furceri. Il brigadiere, allora 59enne, era rientrato in servizio il 18 ottobre, dopo un periodo di sospensione dovuto a problemi psichiatrici. L’episodio si concluse con l’intervento dei reparti speciali dei Carabinieri, che fecero irruzione nella caserma all’alba, arrestando Milia. Durante l’operazione, un militare del GIS rimase lievemente ferito al ginocchio.

Il processo di primo grado e l’assoluzione

Nel processo di primo grado, svoltosi presso il Tribunale Militare di Verona, l‘accusa aveva richiesto una pena di 24 anni di reclusione per “insubordinazione con violenza pluriaggravata“. Tuttavia, il tribunale assolse Milia, riconoscendo la sua totale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. La difesa aveva sostenuto che il brigadiere non fosse in grado di comprendere le proprie azioni e che il suo rientro in servizio fosse stato prematuro. Il giudice dispose inoltre una misura di sicurezza di cinque anni in una casa di cura per Milia e trasmise gli atti alla Procura di Como per valutare eventuali responsabilità penali dei medici che avevano autorizzato il suo ritorno in servizio.

Indagini sulla riammissione in servizio di Milia

La Procura di Como ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, focalizzando l’attenzione su tre medici che avrebbero autorizzato il ritorno in servizio di Milia dopo il suo periodo di cura per problemi psichici. Il fascicolo, affidato al sostituto procuratore Michele Pecoraro, mira a chiarire se vi siano state negligenze o sottovalutazioni nella valutazione delle condizioni psichiatriche del brigadiere.

Il processo d’appello e le nuove valutazioni

Intanto, a Roma è in corso il processo di Appello richiesto dalla Procura Militare di Verona. Secondo l’accusa, ci sarebbe “insufficienza della prova concernente la ritenuta non imputabilità di Milia” ed è stato disposto un nuovo esame per valutare la sua capacità di intendere e di volere.

Il caso di Antonio Milia è emblematico della gestione dei casi di disagio psichico all’interno delle forze dell’ordine e sulle procedure di valutazione dell’idoneità al servizio. L’esito del processo d’appello e delle indagini parallele sulla riammissione in servizio del brigadiere saranno determinanti per comprendere eventuali falle nel sistema e per prevenire simili tragedie in futuro.

Infodifesa è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale

Cosa Aspetti? Al costo di meno di un caffè al mese potrai leggere le nostre notizie senza gli spazi pubblicitari ed accedere a contenuti premium riservati agli abbonati – CLICCA QUI PER ABBONARTI

error: ll Contenuto è protetto