«ATTENTI, UN VIGILANTE ESASPERATO, SENZA STIPENDIO DA MESI, PUÒ ARRIVARE A SPARARE, A COMMETTERE SCIOCCHEZZE»
«Attenti, un vigilante esaperato, senza stipendio damesi, può arrivare a sparare, a commettere sciocchezze. Sono lavoratori armati. Io ho avvertito, non ho responsabilità, ma non tiriamo la corda» avvisa il segretario nazionale di Roma Capitale guardie giurate, Mauro Buscia.
Ieri erano esasperati gli animi dei vigilantes della Sipro radunati davanti alla sede del Consiglio regionale: sono circa 700 in tutta la città, quasi duemila in Italia. I romani (non i dipendenti delle altre sedi, con diversi problemi economici) hanno protestato contro «lo stipendio di settembre che non abbiamo ancora preso: l’azienda ha pagato la prima tranche e non ancora la seconda. In più si aggiunge il mese di ottobre da sborsare». Si sfogano: «Dobbiamo pagare il mutuo, le bollette, le rate dei prestiti personali e c’è chi non ha dieci euro in tasca». Ancora: «Dobbiamo prendere i buoni pasto (26 ticket da 4,40) e ogni mese facciamo cinque giorni di cassintegrazione». La società spiega che ce la sta «mettendo tutta». «Il Paese sta vivendo una vicenda economica straordinaria – spiega l’amministratore delegato della Sipro Giorgio Manicone – Il pericolo che qualcuno esasperato possa usare le armi? Lo capisco, è un rischio reale. Tre milioni di euro dovevamo prenderli da clienti che sono in concordato preventivo o sono falliti. Cioè sono persi. E altri 17 dobbiamo incassarli, oltre 10 solo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. I dipendenti devono sapere che sono la nostra priorità – ci tiene a precisare l’ad – Ci stiamo mettendo l’anima per risolvere la situazione. Ma devono capire il momento. Sui pagamenti non possiamo dare date precise – è franco Manicone – mentiremmo. Ma ce la stiamo mettendo tutta». Citando alcune cifre, la Sipro deve incassare dall’Atac circa un milione e 800 mila euro. Nel Lazio, da enti regionali più di 630 mila euro. Oltre a quelli statali.
FABIO DI CHIO