Giustizia

Assolto dall’accusa di guida in stato d’ebbrezza: non comprendeva l’Italiano

(di Avv. Umberto Lanzo)

Il Tribunale di Forlì ha emesso una sentenza innovativa che pone l’accento sull’importanza del diritto alla difesa, assolvendo un giovane macedone di 25 anni dall’accusa di guida in stato d’ebbrezza. La peculiarità del caso risiede nel fatto che l’imputato, al momento della contestazione, non comprendeva la lingua italiana, rendendo di fatto nullo l’atto di accusa.

I Fatti: Un Controllo Stradale Routine Diventa un Caso Giuridico

Il giovane, giunto in Romagna per far visita ai genitori residenti a Cesena, venne fermato durante un normale controllo stradale. Gli accertamenti con l’etilometro rivelarono un tasso alcolemico compreso tra 0,80 e 1,5 g/l, valori sufficienti per il ritiro della patente e la denuncia penale, ma non per la confisca del veicolo. La vicenda sembrava destinata a seguire il normale iter procedurale delle infrazioni stradali.

La Svolta Processuale: La Barriera Linguistica come Elemento di Difesa

La difesa ha costruito la propria strategia attorno all’impossibilità del giovane di comprendere le notifiche ricevute. Due testimoni chiave – un amico dell’imputato e un conoscente della madre – hanno confermato in aula la totale incapacità del giovane di comprendere l’italiano, elemento che le forze dell’ordine non avevano considerato durante la contestazione.

Il Conflitto tra Urgenza Procedurale e Diritto alla Difesa

La Corte di Cassazione ha storicamente classificato gli accertamenti per guida in stato di ebbrezza come atti urgenti e non ripetibili, richiedendone l’immediata notifica anche in presenza di barriere linguistiche. Tuttavia, la sentenza del Tribunale di Forlì ha introdotto una nuova prospettiva giuridica, privilegiando il fondamentale diritto alla difesa. Il giudice ha infatti stabilito che l’atto di contestazione risulta invalido quando il destinatario non può comprenderne il contenuto né ha la possibilità di ricorrere tempestivamente all’assistenza legale.

La decisione si basa sul principio che il diritto alla difesa non può essere compromesso da mere formalità procedurali. Il giovane macedone, ignaro della necessità di assistenza legale proprio a causa della barriera linguistica, si è trovato in una posizione di oggettivo svantaggio processuale. Questo ha portato il giudice, nonostante la richiesta di condanna del PM Francesco Buzzi, a pronunciare l’assoluzione, stabilendo un principio fondamentale: la mera consegna fisica di un documento giudiziario, senza garantire l’effettiva comprensione del suo contenuto, equivale all’assenza di notifica.

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