«ASSOLTO CON FORMULA PIENA MA CACCIATO DALLA POLIZIA: DEVO CHIEDERE LA PAGHETTA»
(di Michele Pusterla) – «Sono costretto, a 50 anni, a chiedere la
paghetta ai genitori. Non posso permettermi una vacanza, mi muovo con
l’auto di mio padre. E se non fosse per mamma Lidia, che per l’arresto soffrì
tantissimo, e per papà Andrea, non avrei avuto neppure i mezzi per pagarmi le
spese legali.
paghetta ai genitori. Non posso permettermi una vacanza, mi muovo con
l’auto di mio padre. E se non fosse per mamma Lidia, che per l’arresto soffrì
tantissimo, e per papà Andrea, non avrei avuto neppure i mezzi per pagarmi le
spese legali.
A circa 7 mesi dalla prima ingiusta condanna scrissi a casa
affinchè provvedessero a vendere la mia auto Audi A3 raccomandando loro di
usare il ricavato per i costi di difesa. Ora i miei avvocati, Fabrizio
Consoloni e Nicoletta Manca di Lecco, hanno inoltrato richiesta di risarcimento
per ingiusta detenzione e mancato guadagno che è di poco inferiore al milione».
affinchè provvedessero a vendere la mia auto Audi A3 raccomandando loro di
usare il ricavato per i costi di difesa. Ora i miei avvocati, Fabrizio
Consoloni e Nicoletta Manca di Lecco, hanno inoltrato richiesta di risarcimento
per ingiusta detenzione e mancato guadagno che è di poco inferiore al milione».
L’ispettore capo di Polizia, Mauro Tavelli di
Chiuro racconta la sua «via crucis» sfociata nel licenziamento, nonostante
l’assoluzione piena dei giudici nell’Appello bis, risalente all’11
gennaio 2013.
Chiuro racconta la sua «via crucis» sfociata nel licenziamento, nonostante
l’assoluzione piena dei giudici nell’Appello bis, risalente all’11
gennaio 2013.
«Quei transessuali del Cie di Milano – ricorda
Tavelli – mi hanno infangato, diffamandomi, allo scopo di restare in Italia
come testimoni di giustizia e la cosa pazzesca è che sono stati ritenuti
attendibili da pm e giudici, finchè altri più attenti e scrupolosi togati hanno
compreso l’infondatezza delle accuse assolvendomi con formula piena. Oggi vorrei
solo poter tornare a lavorare in Polizia, da ispettore capo, come un tempo.
Prima di essere incarcerato guadagnavo al mese 1500 euro, oggi dipendo
totalmente dalle povere pensioni dei miei genitori. Mio padre, quando ero
detenuto, mi scrisse di credere alla mia innocenza, ma di non volere venire a
trovarmi dietro le sbarre perchè non “avrebbe voluto vedere il figlio
poliziotto in carcere».
Tavelli – mi hanno infangato, diffamandomi, allo scopo di restare in Italia
come testimoni di giustizia e la cosa pazzesca è che sono stati ritenuti
attendibili da pm e giudici, finchè altri più attenti e scrupolosi togati hanno
compreso l’infondatezza delle accuse assolvendomi con formula piena. Oggi vorrei
solo poter tornare a lavorare in Polizia, da ispettore capo, come un tempo.
Prima di essere incarcerato guadagnavo al mese 1500 euro, oggi dipendo
totalmente dalle povere pensioni dei miei genitori. Mio padre, quando ero
detenuto, mi scrisse di credere alla mia innocenza, ma di non volere venire a
trovarmi dietro le sbarre perchè non “avrebbe voluto vedere il figlio
poliziotto in carcere».
Nell’immediatezza dell’assoluzione, quando ricevette
il dispositivo della sentenza lo trasmise alle questure di Sondrio e Milano,
aspettandosi un tempestivo reintegro. Invece il 19 novembre 2013 lo convocano
in via Sauro per comunicargli che a suo carico è aperto un procedimento
disciplinare di una Commissione guidata dal vice questore Pietro Ostuni, ai
tempi il capo di Gabinetto che ricevette la telefonata di Berlusconi per il
caso Ruby che lo inguaiò. Nel procedimento contestano all’ispettore, come addebiti,
gli stessi reati per i quali, sul piano penale, è assolto a testa alta. Alla
fine di una raffica di rinvii per asseriti impegni del presidente, si arriva al
febbraio 2015 col decreto di accoglimento, da parte del Ministero, della
proposta di destituzione (licenziamento: ndr) avanzata dalla suddetta
Commissione disciplinare. Contro la quale c’è ora il ricorso al Tar degli
avvocati di Tavelli: «Siamo fiduciosi. Tornerà in Polizia».
il dispositivo della sentenza lo trasmise alle questure di Sondrio e Milano,
aspettandosi un tempestivo reintegro. Invece il 19 novembre 2013 lo convocano
in via Sauro per comunicargli che a suo carico è aperto un procedimento
disciplinare di una Commissione guidata dal vice questore Pietro Ostuni, ai
tempi il capo di Gabinetto che ricevette la telefonata di Berlusconi per il
caso Ruby che lo inguaiò. Nel procedimento contestano all’ispettore, come addebiti,
gli stessi reati per i quali, sul piano penale, è assolto a testa alta. Alla
fine di una raffica di rinvii per asseriti impegni del presidente, si arriva al
febbraio 2015 col decreto di accoglimento, da parte del Ministero, della
proposta di destituzione (licenziamento: ndr) avanzata dalla suddetta
Commissione disciplinare. Contro la quale c’è ora il ricorso al Tar degli
avvocati di Tavelli: «Siamo fiduciosi. Tornerà in Polizia».