Armani, lo stilista che vestì i Carabinieri: un tributo al genio che trasformò la divisa in icona
Il 4 settembre 2025 si è spento Giorgio Armani, il re della moda italiana, uno degli stilisti più influenti al mondo. Con lui se ne va non solo un maestro dell’eleganza, ma un innovatore che ha saputo fondere sobrietà e raffinatezza, vestendo star internazionali, leader politici, sportivi, e persino un’istituzione come i Carabinieri.
La sua firma non rimane confinata alle passerelle: ha ridisegnato l’immagine dell’Italia, dall’alta moda al quotidiano, portando ovunque il segno dello stile italiano.
Estate 1988: Carabinieri in camicia turchese
La prima grande rivoluzione arrivò nell’estate del 1988.
I Carabinieri abbandonarono definitivamente le vecchie divise color kaki — in uso dagli anni ’30 — considerate antiquate e poco eleganti. Armani disegnò per loro un nuovo completo estivo:
- Camicia turchese attillata,
- Pantaloni blu notte in cotone con la tradizionale banda rossa lungo i fianchi,
- Cinturone alto in vita, che ricordava lo stile El Charro,
- Berretto blu scuro.
Il cambiamento fu accolto con curiosità e favore. Per la prima volta, l’Arma affidava la propria immagine a un grande nome della moda, unendo funzionalità ed eleganza.
Le nuove divise si allineavano anche alla direttiva della Comunità Europea, che raccomandava uniformi scure per tutte le polizie. Politici e vertici della Difesa furono soddisfatti, e persino molti militari apprezzarono il salto di qualità, che rendeva la vita in caserma meno distante dal mondo civile.
Non mancavano tuttavia i malumori: i carabinieri delle radiomobili, abituati a lunghe ore di servizio notturno, lamentavano l’assenza di capi più pesanti, poiché la nuova uniforme prevedeva solo una camicia a maniche corte.
Il nuovo look segnò la nascita del “Carabiniere Armani”: moderno, autorevole e lontano dallo stereotipo della divisa troppo larga, che dava un’aria spaesata a chi la indossava.
1998: il trionfo del nero
Il passaggio definitivo avvenne dieci anni dopo. Nel 1998, Armani ridisegnò completamente l’uniforme, consegnando ai Carabinieri il look che ancora oggi conosciamo.
Il nero sostituì il blu turchino, sia nella versione estiva che invernale. L’unico elemento rimasto invariato fu la bandoliera bianca, simbolo tradizionale dell’Arma.
La scelta del nero rispondeva a criteri pratici e simbolici:
- Praticità: meno soggetto a macchie e più resistente all’usura quotidiana.
- Autorità: colore sobrio, solenne, legato all’ordine e alla disciplina.
- Eleganza: da secoli considerato il colore della formalità e del prestigio.
Un’eredità che resterà
Giorgio Armani ha rivoluzionato la moda mondiale, ma il suo segno più sorprendente è forse proprio quello lasciato sulle divise dei Carabinieri, un’istituzione simbolo dell’Italia.
Il nero dell’uniforme, oggi universalmente riconosciuto, porta la sua firma e racconta quanto la moda possa dialogare con l’identità collettiva e persino con il concetto di disciplina.
La sua scomparsa chiude un’epoca, ma il tributo più tangibile rimane nelle strade e nelle piazze italiane: ogni carabiniere in servizio indossa un pezzo della sua visione.
Armani non ha soltanto vestito uomini e donne. Ha vestito un Paese.
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