AMMIRAGLIO DE GIORGI: “E’ TEMPO DI RIPRENDERE IL MARE. MI MANCA L’ODORE DEL GASOLIO, LA FACCIA DEI MARINAI”
Tra gli archiviati eccellenti nel caso Tempa rossa c’è lui, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi. La notizia è che la notizia non c’è, e non c’è mai stata se non la gogna mediatica che infilzò l’allora Capo di Stato Maggiore della Marina Militare.
Ma l’Ammiraglio non ha perso la voglia di navigare.
“Dal 3 Luglio – si legge sul sito web di De Giorgi – mi imbarcherò da Port Gentil in Gabon sul M/Y Barker, una ex baleniera norvegese varata nel 1950, parte della flotta di Sea Shepherd.”
Costituita nel 1977, Sea Shepherd Conservation Society (SSCS) è un’organizzazione internazionale senza fini di lucro la cui missione é quella di fermare la distruzione dell’habitat naturale e il massacro delle specie selvatiche negli oceani del mondo intero al fine di conservare e proteggere l’ecosistema e le differenti specie. Sea Shepherd pratica la tattica dell’azione diretta per investigare, documentare e agire quando è necessario mostrare al mondo e impedire le attività illegali in alto mare. Salvaguardando la delicata biodiversità degli ecosistemi oceanici, Sea Shepherd opera per assicurarne la sopravvivenza per le generazioni future.
“I miei compiti a bordo – scrive De Giorgi – saranno di Ufficiale di Guardia in Plancia e di pilota di Zodiac, per gli abbordaggi e le ispezioni ai grandi pescherecci oceanici che operano nelle acque al largo dell’Africa occidentale equatoriale.
Il Barker è lungo 53 metri, ha un piccolo ponte di volo per elicotteri leggeri, installato a “sbalzo” sulla poppa della nave. L’equipaggio è di circa 35 persone fra volontari e professionisti: il Comandante, il Direttore di Macchina, il nostromo e altri elementi cardine per la sicurezza della navigazione. Il resto è di volontari, come me.
Dopo 45 anni di Marina, 1 anno di vita agreste (coltivazione dell’orto) e di navigazione di piccolo cabotaggio a vela, sul Barracuda, è tempo di riprendere il mare su una nave. Mi manca il respiro del mare, la vibrazione quieta delle lamiere, l’odore del gasolio, la faccia dei marinai. La missione del Barker è perfetta per un ufficiale di una marina da guerra, perché si stratta di combattere in mare, per una buona causa: cacciare i bracconieri che uccidono specie marine in pericolo di estinzione e difendere la salute degli oceani; la nostra ultima frontiera.
Meglio di così!?
Sono entrato in contatto con Sea Shepherd, per caso, a La Spezia, durante l’ultima edizione di “Sea Future” ospitato nel nostro arsenale, quando ero Capo di Stato Maggiore della Marina. C’era un piccolo stand di Sea Shepherd che cercava fondi e ne promuoveva la missione. Lì ho conosciuto Andrea e Giuliana, due dei principali organizzatori della prima ora, a livello nazionale. Scherzando dissi loro che quando sarei andato in pensione mi sarei arruolato. Tutti risero. Poi, qualche mese fa, ho incontrato il Capitano Peter Hammerstedt, capo delle operazioni marittime e storico comandante di navi di Sea Shepherd che, fra l’altro, è famoso per aver dato la caccia per due mesi a una tristemente nota nave bracconiera, il Thunder, responsabile di autentiche stragi di balene, inseguendola dalle acque dell’Antartico, sino al Capo di Buona Speranza e all’Oceano Atlantico, davanti alla Liberia, sino alla cattura e affondamento della nave assassina e all’arresto del suo equipaggio. D’impulso gli ho chiesto se potevo imbarcarmi con loro. Oggi manca poco più di una settimana alla partenza. Non vedo l’ora.