Proiettili all’autista del questore: poliziotto assolto dopo 4 anni
Due poliziotti, da una parte l’autista del questore (all’epoca dei fatti), destinatario nell’aprile del 2018 di una busta, recapitata alle redazioni dei giornali, con due proiettili e una lettera minatoria; dall’altra l’allora autista del prefetto, Roberto Di Lello, ritenuto dopo una consulenza grafologica il presunto autore di quelle minacce. Di qui, il suo immediato trasferimento a Teramo.Dopo quattro anni, la vicenda si è conclusa davanti al tribunale monocratico presieduto da Virginia Scalera, con l’assoluzione «per non aver commesso il fatto» di Di Lello, da quasi 40 anni in polizia, 24 dei quali trascorsi facendo la scorta ai prefetti che si sono succeduti a Pescara, ricevendo per il suo lavoro lodi, riconoscimenti tra cui una medaglia d’oro al merito di servizio e la nomina a cavaliere della Repubblica.
«Per me è la fine di un incubo», commenta adesso. «Sono stati quattro anni terribili, in cui ho dovuto persino rinunciare all’assistenza di mia madre gravemente malata. Quattro anni», va avanti Di Lello, «d’inferno, di umiliazioni. Ma alla fine la giustizia, in cui ho sempre creduto, ha prevalso, assolvendomi con formula piena». Nel procedimento Di Lello è stato assistito dall’avvocato Vincenzo Di Girolamo.
Fondamentale si è rivelata una perizia tecnica, dalla quale è emerso che lui con quelle minacce al collega e con quei proiettili non c’entrava nulla. Tutto aveva avuto inizio il 12 aprile 2018 quando alla redazione del quotidiano il Centro, arrivò, regolarmente recapitata dalle Poste, una busta sospetta gialla dentro la quale gli investigatori della scientifica trovarono due proiettili calibro 9×19 parabellum, lo stesso utilizzato dalle forze di polizia, e un foglio con una frase manoscritta in cui si diceva che quelle «due pallottole» erano per l’autista del questore. «Per ora», era scritto, «gli abbiamo bruciato la macchina e se non lo trasferiscono lontano da Pescara morirà». Di qui sono stati avviati una serie accertamenti ed è stata sentita anche la parte offesa per capire chi avrebbe potuto avere nei suoi confronti tanto astio. In quella fase delle indagini, sulla base di una consulenza grafologica, venne fuori il nome di Di Lello. Ma due giorni fa è stato ritenuto completamente estraneo.