POLIZIA PENITENZIARIA: ACCORPAMENTO NON SI FARA’, ECCO PERCHE’
(di Daniele Sforza) – Già all’inizio di quest’anno si parlava di un possibile accorpamento della Polizia Penitenziaria. Ed è venuto subito alla memoria l’accorpamento del Corpo Forestale con l’Arma dei Carabinieri, fatto che suscitò molte polemiche e discussioni. L’accorpamento della Polizia Penitenziaria alla Polizia di Stato non sarebbe salutato così negativamente, tantomeno dalla Polizia Penitenziaria stessa. Va comunque detto che al momento non è previsto nessun accorpamento, anche perché la questione non risulta di così facile realizzazione, viste le mansioni strettamente specifiche della Polizia Penitenziaria.
Polizia penitenziaria: accorpamento o no? Ecco le funzioni del corpo
A inizio anno Informazione Fiscale riepilogò i compiti della Polizia Penitenziaria, facendo riferimento alla Legge 395/1990. In questa legge si snocciolano compiti e doveri dei membri della Polizia Penitenziaria. Vale a dire: garantire l’esecuzione delle misure privative della libertà personale; assicurare l’ordine all’interno degli istituti di prevenzione e tutelarne la sicurezza; partecipare attivamente all’osservazione e alla rieducazione dei detenuti; espleta il servizio di traduzione dei detenuti e internati e il servizio di piantonamento dei detenuti e internati ricoverati in luoghi esterni di cura. Inoltre, gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria non possono essere impiegati in mansioni che non siano direttamente connesse ai servizi di istituto.
Polizia Penitenziaria: il sistema funziona?
In un articolo scritto da Federico Olivo su PoliziaPenitenziaria.it, si parla però di un sistema fallimentare e non del miglior sistema penitenziario al mondo. “Il sistema penitenziario, con tutti i suoi magistrati e dirigenti, amministrativi, politici, volontari e garanti, non funziona”. Da qui, si legge, sono emerse operazioni politiche e mediatiche. Da un lato la possibilità di smembrare il Corpo di Polizia Penitenziaria “smantellandone ogni organo che potesse raggiungere visibilità e meriti all’esterno”. Dall’altro, “svuotare di significato il concetto stesso di carcere, travasando la popolazione detenuta dall’interno delle carceri all’esterno”. Una misura quest’ultima che ha contribuito a creare il Dipartimento della giustizia minorile e di comunità.
Olivo ipotizza tre scenari. Tutto resterà così com’è fin quando non avverrà un episodio che sfocerà in un intervento di emergenza già bell’e pronto. Il riferimento è però alle carenze di organico, che attualmente si cerca di compensare tramite concorsi pubblici. La seconda ipotesi è che la Polizia Penitenziaria venga smantellata e il personale “diviso tra chi vorrà restare in carcere come Corpo di Giustizia senza funzioni di polizia e il restante transiterà nella Polizia di Stato con funzioni tutte da scoprire”. La terza e ultima ipotesi consiste nella formazione di un nuovo contingente nell’anello esterno delle carceri, con funzioni da pronto intervento per situazioni di emergenza.
Accorpamento Polizia Penitenziaria: le ultime notizie
Oltre all’accorpamento con la Polizia di Stato c’è un’altra ipotesi per ora ufficiosa che sta in piedi. L’accorpamento con l’Arma dei Carabinieri, e la conseguente creazione di un corpo speciale dei Carabinieri Penitenziari. Ciò aiuterebbe a migliorare l’efficacia delle attività di controllo esterno. E a razionalizzare le forze di Polizia, che sarebbero quindi definitivamente ridotte. Ma per un corpo – quello dei Carabinieri – che accoglierebbe con favore tale novità, ce n’è un altro (quello della Polizia) che invece farebbe le dovute resistenze; appellandosi alla bozza già esistente di accorpamento della Polizia Penitenziaria con la Polizia di Stato.
Come di consueto, la palla passa a ciò che avverrà il 4 marzo; ovvero a chi uscirà vincitore dalle prossime elezioni politiche. Anche in virtù del fatto che potrebbe non esserci nessun vincitore per il momento. E che tutto possa essere ulteriormente rimandato. Ma qualunque sia la forza politica che andrà al governo, dovrà comunque decidere se far restare tutto così com’è, con i difetti in essere; oppure dover ragionare con Polizia di Stato o Carabinieri al momento della scelta finale. (Termometro Politico)