Carabiniere indagato per aver inseguito ladri: Due criminali in fuga, un militare ferito e… sotto inchiesta.
Inseguono i ladri, finiscono indagati: succede ancora
ASCOLI PICENO — Un altro inseguimento, un altro carabiniere finito nel mirino della magistratura. Stavolta non siamo a Milano, dove nel novembre 2024 perse la vita il giovane Ramy Eigand, ma ad Ascoli Piceno, dove lo scorso 19 luglio si è consumato un episodio che grida allo scandalo. Un’operazione di polizia contro una coppia di noti pregiudicati, un tentativo di investimento ai danni di un militare, una fuga, uno speronamento e… un carabiniere indagato per eccesso colposo di legittima difesa.
Sì, ancora una volta, la divisa paga il prezzo più alto. Anche davanti all’evidenza.
Il controllo, la fuga, l’inseguimento
Tutto è iniziato ad Ascoli, con una pattuglia dell’Arma in borghese composta con 3 carabinieri impegnati in un’attività di osservazione con un’auto civetta, una Renault Megane. Il bersaglio era una Fiat Idea con a bordo due soggetti noti alle forze dell’ordine, sospettati di appartenere a una rete criminale dedita a furti in appartamento e truffe agli anziani.
Secondo la ricostruzione fornita dagli stessi militari, un carabiniere è sceso dall’auto e, seguendo la procedura, ha mostrato la paletta per effettuare l’identificazione. Ma il conducente ha risposto provando a investirlo, costringendolo a gettarsi a terra per evitare l’impatto e provocandogli ferite guaribili in dieci giorni.
Speronamento e schianto: arresto sfiorato, accuse certe
Da lì è partita la fuga. I due carabinieri a bordo della Megane, si sono lanciati all’inseguimento dei malviventi. Poco dopo, un’altra pattuglia della Polizia di Stato si è unita all’operazione. I fuggitivi hanno mantenuto una guida pericolosa, fino a quando hanno speronato l’auto dei carabinieri, perdendo il controllo e finendo contro un guardrail.
Il passeggero, è stato sbalzato dall’abitacolo e trasportato in elicottero all’ospedale Torrette di Ancona, con una lesione al polmone e 50 giorni di prognosi. Feriti anche i carabinieri.
Durante la perquisizione dell’auto, sono stati rinvenuti monili in oro, potenzialmente rubati a Teramo. I due criminali sono stati denunciati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e ricettazione.
Colpo di scena: indagato il carabiniere che li ha inseguiti
Ma l’assurdità esplode qualche giorno dopo, con il decreto di convalida del sequestro del veicolo firmato dalla PM Mara Flaiani del tribunale di Ascoli. Il contenuto lascia senza parole: anche il carabiniere alla guida risulta indagato.
L’accusa? Lesioni colpose nei confronti di Diglaudi e Cena Belletti, oltre a eccesso colposo nell’uso legittimo della forza. Tutto per aver tentato — secondo la procura — di affiancare l’auto in fuga, azione che avrebbe contribuito alla collisione. Nel decreto si legge:
«Eccedendo colposamente nell’uso legittimo della forza, tentava di affiancare la vettura fuggitiva ed, in tale frangente, per cause in corso di accertamento, i due veicoli entravano in collisione».
USMIA esplode: “O cambiate le regole, o lasciamo fuggire tutti”
Durissimo il commento di Giuseppe La Fortuna, segretario nazionale USMIA Carabinieri, che ha affidato alle colonne di Infodifesa un attacco senza filtri:
«O il governo prende in mano la situazione una volta per tutte, oppure cambi radicalmente le regole d’ingaggio. I carabinieri devono avere la possibilità di valutare se intervenire oppure no, in base al contesto, al grado di pericolo, e alle eventuali implicazioni giudiziarie. Non è più accettabile che chi serve lo Stato finisca sotto inchiesta per aver fatto il proprio dovere. Così facendo si alimenta la paralisi operativa delle forze dell’ordine. Se questa è la nuova normalità, tanto vale annotare la targa e lasciarli scappare. Lo Stato si è capovolto: chi scappa è tutelato, chi insegue viene processato».
“Chi serve lo Stato viene trattato come un delinquente”
La Fortuna non si ferma e affonda il colpo:
«Siamo arrivati al punto in cui l’uniforme non protegge più, ma espone. Chi serve lo Stato con disciplina e onore viene trattato come un delinquente, sottoposto a indagini, perquisizioni, interrogatori come se fosse lui il pericolo per la collettività. È questa la giustizia che vogliamo? Uno Stato che lascia mano libera ai criminali e incatena i suoi servitori con burocrazia, cavilli e sospetti? Così non si tutela la legalità, la si svende pezzo dopo pezzo. Se chi indossa una divisa deve prima pensare al proprio avvocato che alla sicurezza dei cittadini, abbiamo perso. E male.»
Giustizia alla rovescia: la domanda finale
Dopo Ascoli, e dopo Ramy, la domanda è una sola: vale ancora la pena rischiare la vita — e un processo — per fermare chi fugge? Il paradosso è totale: una vettura che investe, sperona e fugge può essere considerata un’arma, ma chi prova a fermarla rischia di finire sotto processo.
In un Paese dove i delinquenti corrono e chi li ferma viene interrogato, chi è davvero dalla parte sbagliata della legge?
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