Carabinieri, via al piano richiami in servizio dall’ausiliaria per Appuntati e Carabinieri. Ecco i requisiti
Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha diramato la circolare n. 000004-66/M1-1 del 2 maggio 2025 relativa al piano dei richiami in servizio, “senza assegni”, del personale del ruolo Appuntati e Carabinieri collocato in ausiliaria. Si tratta di un provvedimento significativo, che apre alla possibilità di reimpiegare nel 2026 militari in congedo, a condizione che sussistano rigorosi criteri giuridici, disciplinari e sanitari.
Il focus è sul personale nato nel 1966 o in possesso di almeno 40 anni di servizio effettivo, secondo quanto disposto dalla Direttiva SMD-P-102(A) e dall’art. 886 del Codice dell’Ordinamento Militare. La misura, però, non è una sanatoria generalizzata: si applica solo a chi risponde a specifici e stringenti requisiti di ammissibilità.
Requisiti per rientrare: chi può realmente tornare in servizio
L’accesso al richiamo non è automatico. L’Arma ha stabilito un elenco preciso e vincolante di requisiti minimi che il personale interessato deve possedere fino alla data di compimento del 60° anno di età. Tra questi:
- Idoneità piena al servizio militare incondizionato, con visita medico-legale obbligatoria in caso di temporanea non idoneità;
- Qualifica non inferiore a “eccellente” nell’ultimo decennio;
- Nessuna condanna penale per reati non colposi nell’intera carriera;
- Nessuna imputazione in corso per reati gravi alla data del richiamo;
- Nessuna sanzione disciplinare di stato negli ultimi dieci anni, né di corpo negli ultimi tre;
- Nessuna assenza per malattia superiore a 45 giorni complessivi nel biennio (escluse le licenze per cure termali o COVID-19);
- Assenza di qualsiasi procedimento disciplinare in corso;
- Verifica della compatibilità gerarchica e funzionale con il personale già in forza presso il reparto;
- Esigenza oggettiva e documentata di impiego che non possa essere fronteggiata dal personale in servizio attivo.
La verifica del possesso di questi criteri spetta ai Comandi di Corpo, che dovranno comunicare gli esiti al Comando Generale entro il 31 luglio 2025, con specifica modulistica allegata alla circolare. Le proposte tardive non saranno prese in considerazione, salvo casi eccezionali e motivati.
Tempistiche, modulistica e obblighi: cosa devono fare i Comandi di Corpo
I Comandi dipendenti dell’Arma, fino al livello dei Comandi di Corpo, sono chiamati a svolgere una triplice funzione entro la scadenza del 31 luglio:
- Valutare i candidati alla luce dei criteri stabiliti e del fabbisogno effettivo di personale;
- Comunicare i nominativi proposti o non proposti per il richiamo;
- Segnalare eventuali esclusioni dovute alla perdita dei requisiti, con conseguente aggiornamento del piano dei richiami.
Il personale che rientra in servizio e successivamente perde i requisiti richiesti (con l’eccezione dei limiti relativi a malattia o assenza) potrà comunque concludere l’anno solare in corso, ma sarà escluso dal piano per l’anno successivo. In caso contrario, verrà immediatamente ricollocato in posizione di non richiamato, con eventuale passaggio alla riserva ai sensi dell’art. 995 del COM.
Nessun compenso previsto: il richiamo è senza assegni ma con obblighi pieni
Un elemento centrale di questo provvedimento è che il richiamo avviene senza corresponsione di assegni o indennità economiche aggiuntive. Il personale richiamato, pur reintegrandosi nel contesto operativo dell’Arma, non percepirà retribuzione ma solo il trattamento previdenziale di cui è già destinatario. Si tratta, dunque, di un impiego senza evidenti indennità aggiuntive, ma con responsabilità e doveri analoghi a quelli del servizio attivo.
L’ausiliaria: risorsa utile o scorciatoia pericolosa?
Richiamare in servizio personale dall’ausiliaria può sembrare una soluzione brillante: esperienza pronta all’uso, nessun costo aggiuntivo, tempi rapidi. Ma il rischio è che diventi un alibi. Un modo per tamponare carenze strutturali senza affrontarle davvero.
Se da un lato offre una risposta rapida alle carenze strutturali di organico, facendo leva su un bacino di risorse esperte e già formate, dall’altro rischia di trasformarsi in un palliativo che rallenta il rinnovamento generazionale, sacrificando dinamismo e innovazione sull’altare dell’emergenza. È indubbio che poter contare su militari che conoscono già la macchina operativa, che non necessitano di ulteriore addestramento e che, in alcuni casi, accettano di rientrare senza percepire nuovi assegni, sia una scelta economicamente vantaggiosa e operativamente funzionale. Ma è altrettanto vero che si tratta di personale che ha già raggiunto un’età avanzata, che potrebbe non essere più aggiornato rispetto ai nuovi standard tecnologici e normativi, e che in alcuni casi non risponde pienamente alle esigenze di prontezza e flessibilità richieste da un apparato in continua trasformazione.
E non è tutto. La selezione del personale da richiamare si muove spesso su binari poco uniformi: criteri soggettivi, interpretazioni diverse tra comandi, chi applica regole ferree e chi apre maglie larghe. Il risultato? Segnalazioni discordanti, malcontento e senso d’iniquità tra chi resta fuori. In un sistema che dovrebbe garantire rigore e trasparenza, l’ausiliaria rischia di diventare un gioco d’equilibri locali più che uno strumento strategico. Utile, sì. Ma serve chiarezza, misura e soprattutto visione. Altrimenti resta solo una pezza.
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