Geopolitica

Servizio militare obbligatorio? Ecco i Paesi pronti a reintrodurlo (e perché la Spagna tentenna)

In un clima di crescente instabilità geopolitica, l’Europa si confronta con scenari che sembravano relegati al passato. Paesi come Polonia e Germania stanno infatti pianificando programmi di addestramento militare per i civili, preoccupati dalla minaccia russa. Altrove, come in Spagna e in America Latina, la riflessione sulle minacce e sulle risposte da adottare prende strade diverse, più orientate alla gestione delle crisi interne e dei disastri naturali.

La Polonia prepara un esercito di cittadini contro Mosca

Tra i Paesi che guidano questa nuova ondata di militarizzazione, la Polonia si muove rapidamente. Il primo ministro Donald Tusk ha recentemente annunciato in Parlamento un piano che punta ad addestrare “tutti gli uomini adulti”, per costruire un esercito che includa 500.000 soldati e riservisti.

“Si sta lavorando per preparare un addestramento militare su larga scala per tutti gli uomini adulti in Polonia,” ha dichiarato Tusk, sottolineando come l’obiettivo sia trasformare rapidamente i civili in soldati capaci di reagire a un eventuale conflitto.

Con la Russia ai confini e la guerra in Ucraina ancora in corso, Varsavia vuole essere pronta a ogni scenario.

In Germania si discute il ritorno alla leva obbligatoria

Anche la Germania si interroga sul futuro della propria sicurezza. Florian Hahn, portavoce della politica di difesa della CSU, ha chiesto il ripristino del servizio militare obbligatorio già entro la fine dell’anno.

“Non possiamo restare inerti mentre il mondo intorno a noi diventa sempre più insicuro,” ha detto in un’intervista al quotidiano Bild.

La spinta tedesca arriva in risposta anche agli appelli dell’ex presidente USA Donald Trump, che ha sollecitato i membri della NATO ad aumentare la loro spesa militare fino al 5% del PIL.

In Spagna il dibattito resta acceso ma prudente

In Spagna, invece, l’idea di reintrodurre il servizio militare obbligatorio rimane per ora fuori discussione. Come sottolinea Manuel Gazapo, dottore in Relazioni internazionali e direttore di Universae, l’Europa — e in particolare la Spagna — ha vissuto in una “bolla di sicurezza” che oggi appare sempre più fragile.

“Questa bolla potrebbe scoppiare in qualsiasi momento,” avverte Gazapo, invitando a preparare i cittadini a fronteggiare le nuove sfide geopolitiche ed economiche.

Secondo Gazapo, un eventuale ritorno alla leva dovrebbe essere adattato al XXI secolo, puntando a una formazione che copra non solo il combattimento, ma anche la gestione di disastri naturali, attacchi terroristici e altre emergenze civili.

America Latina: una sicurezza da reinventare

Nel continente sudamericano il discorso è ancora diverso. In Colombia, ad esempio, il problema principale resta il narcoterrorismo, mentre in paesi come il Cile la priorità va alla gestione dei disastri naturali.

Gazapo sostiene che anche qui un servizio militare “moderno” potrebbe avere senso:

“Non è necessario che un continente sia in guerra per coltivare una cultura della sicurezza e della difesa,” spiega, proponendo modelli volontari prima ancora che obbligatori.

Un approccio più flessibile, dunque, che tenga conto delle differenze geopolitiche ed economiche dei vari Stati.

Una modernizzazione necessaria ma non priva di ostacoli

La reintroduzione del servizio militare, sia in Europa che in America Latina, è tutt’altro che semplice. In Spagna, l’assenza di un consenso politico potrebbe bloccare ogni iniziativa. In America Latina, i vincoli economici rendono difficile l’adozione di un modello unificato.

Tuttavia, l’esempio polacco e le analisi di Gazapo indicano che un servizio militare adattato ai tempi moderni, più orientato alla resilienza civile che alla guerra tradizionale, potrebbe diventare uno strumento chiave per rafforzare la sicurezza collettiva.

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