Avvocato Militare

Vigile del fuoco vince contro Agenzia delle Entrate: illegittime le trattenute IRPEF sulla buonuscita


(di Avv. Umberto Lanzo)

Il caso che scuote il sistema fiscale

La vicenda nasce da un vigile del fuoco, oggi pensionato, che ha deciso di non piegarsi al silenzio dell’Agenzia delle Entrate. Collocato a riposo nel 2024, si è visto applicare sulla propria buonuscita trattenute IRPEF che, a suo dire, includevano indebitamente la parte di contribuzione previdenziale versata durante la carriera. L’istanza di rimborso presentata all’Amministrazione è rimasta lettera morta. È bastato un ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria di Perugia per ribaltare la situazione. Con la sentenza n. 340/2025, i giudici hanno ordinato all’Agenzia di restituire l’intero importo indebitamente trattenuto, con interessi e rivalutazione, definendo le trattenute “in palese violazione delle norme vigenti”.

TFR, non TFS: chi è davvero coinvolto e perché conta anche il settore privato

Va chiarito, per evitare facili generalizzazioni, che la vicenda in questione non riguarda il Trattamento di Fine Servizio (TFS), tipico della maggior parte dei dipendenti pubblici, ma il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), applicabile non solo a determinate categorie di lavoratori pubblici – come molti dipendenti assunti dopo il 2001 e comparti specifici – ma anche a tutti i lavoratori del settore privato. Restano invece esclusi corpi come le Forze Armate e le Forze di Polizia, ancora soggetti al regime del TFS. È un aspetto cruciale: la portata della sentenza non investe indistintamente tutto il pubblico impiego, ma incide su chi percepisce il TFR, mettendo sotto accusa modalità di tassazione che, tanto nel pubblico quanto nel privato, rischiano di aver gonfiato indebitamente la base imponibile a scapito dei lavoratori.


Il richiamo alla Cassazione: la pietra angolare

Determinante, nella motivazione della Corte umbra, è stato il richiamo alla sentenza n. 27341/2024 della Corte di Cassazione, un precedente che ha cambiato i rapporti di forza in materia di tassazione del TFR. In quella pronuncia la Suprema Corte aveva chiarito che “Alla tassazione separata sulla liquidazione dell’indennità di fine rapporto erogata dal Fondo di previdenza per il personale del M.E.F., che non è alimentato da un contributo previdenziale posto direttamente a carico dei lavoratori dipendenti, non si applica la detrazione di cui all’ultimo periodo dell’art. 19, comma 2-bis, T.U.I.R.”.

Parole inequivocabili, che smontano anni di prassi amministrativa. La Cassazione, con un linguaggio tagliente, aveva evidenziato come le somme percepite dal Fondo non potessero essere considerate autofinanziate dai lavoratori: “Non può dirsi che quel flusso di risorse all’ente scaturiscano da un contributo diretto dei dipendenti e quindi non può sostenersi che l’indennità poi da essi percetta sia autofinanziata”. Tradotto: nessuna legittimità per abbattimenti o tassazioni che si fondino su una pretesa partecipazione contributiva del dipendente.


La Corte di Perugia: stop all’abuso, il Fisco ha superato il limite

Sulla scia di quel principio, i giudici tributari umbri hanno colpito duro. Hanno sottolineato che l’IRPEF applicata alla buonuscita del vigile del fuoco era “viziata nella base imponibile, perché comprendente somme che non costituiscono reddito imponibile, ma risparmio previdenziale accumulato dal lavoratore”. Un’affermazione che mette in discussione migliaia di liquidazioni già tassate.

Non solo: la Corte ha respinto con decisione l’eccezione formale sollevata dall’Agenzia sulle modalità di proposizione del ricorso. Ha affermato che la diffida iniziale, presentata senza procura, era stata correttamente sanata con la successiva ratifica, richiamando l’orientamento della Cassazione che privilegia “la sostanza sulla forma, in ossequio al diritto di difesa del contribuente”.

In altre parole, nessun cavillo procedurale può giustificare l’imposizione di un prelievo ingiusto.


Un segnale che non può essere ignorato

La decisione di Perugia, che si innesta su un filone giurisprudenziale ormai consolidato, pone una domanda scomoda: quante liquidazioni sono state tassate illegittimamente negli ultimi anni? La risposta rischia di essere imbarazzante per l’Amministrazione. Il caso del vigile del fuoco non è un’eccezione isolata, ma il sintomo di un sistema che ha operato con criteri discutibili, scaricando sui cittadini il peso di interpretazioni restrittive e talvolta arbitrarie.


L’inerzia non è più un’opzione

Non servono altri ricorsi, altre cause, altre condanne. Serve un intervento normativo immediato, chiaro e retroattivo. Il Governo ha il dovere di fermare questa emorragia di ingiustizia fiscale, senza attendere che ogni singolo pensionato debba combattere la propria battaglia in tribunale. Continuare a ignorare pronunce così nette equivale a lasciare che il Fisco si trasformi in un predatore seriale, che solo i giudici riescono a fermare. E in uno Stato di diritto, questo non dovrebbe mai accadere.

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