Vigili Del Fuoco

Vigile del Fuoco rimuove bandiera palestinese da monumento e la sventola. Si accende il caso: applausi, video e silenzi istituzionali

Un pomeriggio qualunque – quello di venerdì 30 maggio 2025 – diventa notizia quando un vigile del fuoco, issato sul basamento del monumento equestre dedicato a Emanuele Filiberto in piazza San Carlo, stacca una bandiera palestinese appesa poco prima dagli attivisti. Invece di consegnarla subito ai colleghi, la sventola per qualche secondo, strappando applausi e cori di approvazione dal presidio pro-Palestina. Un gesto istintivo che, in un lampo, trasforma l’operazione di rimozione in una scena di rara, inaspettata leggerezza. (Wikipedia, Wikipedia)


Chi c’era in piazza e perché

A presidiare il monumento – noto ai torinesi come “Caval ’d Brons” – c’era il coordinamento Torino per Gaza, reduce da mesi di cortei e sit-in; lo stesso collettivo ha diffuso su Instagram il video dell’episodio, accompagnandolo da un titolo sarcastico: «La pericolosissima bandiera palestinese rimossa in tutta fretta». La piazza, lunga 168 metri e incorniciata da portici barocchi, è ormai tappa fissa del movimento che chiede il cessate il fuoco a Gaza.


La reazione social: applausi, meme e polemiche

Nel giro di poche ore il filmato conquista Telegram e X (l’ex Twitter), dividendosi tra le ironie sul “pompiere della pace” e le accuse di “gesto politicizzato in divisa”. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, contattato, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma fonti interne ricordano che «l’operatore interveniva in servizio di sicurezza: la priorità era rimuovere l’oggetto da un punto sopraelevato e potenzialmente pericoloso».


Perché quella bandiera pesa così tanto

Il tricolore nero-bianco-verde con triangolo rosso – simbolo ufficiale dal 1964 – è da mesi al centro di un braccio di ferro simbolico: la “Intifada studentesca” ha moltiplicato presìdi in tutto il Paese e, a Torino, tende e striscioni campeggiano dai campus fino al centro storico.


Il punto di vista (tutelato) del vigile del fuoco

Chi era sul posto racconta che il pompiere, appena calata la bandiera, l’ha alzata «per mostrare che era solo stoffa, non una minaccia» e poi l’ha ripiegata consegnandola alla pattuglia della Digos. Un atto – spiegano colleghi di turno – che «non intendeva prendere posizione», ma forse stemperare la tensione e garantire sicurezza. In mancanza di note disciplinari o denunce, il suo gesto resta un inedito mix di professionalità e umanità: una mano tesa che ha saputo parlare, per un attimo, più forte di megafoni e sirene.


Il silenzio che fa rumore: e il governo?

Mentre nelle piazze italiane si sventolano bandiere, si occupano università e si ergono monumenti a teatro di tensioni simboliche, il governo italiano continua a muoversi con ambiguità calcolata, preferendo non scontentare nessuno piuttosto che dire qualcosa di chiaro. Ma la neutralità, quando il conflitto in Medio Oriente genera morti ogni giorno e spacca l’opinione pubblica, non è più una posizione: è una fuga. Forse è arrivato il momento che Palazzo Chigi scelga se vuole essere spettatore o Stato sovrano, e prenda finalmente una posizione seria, netta, responsabile su quanto sta accadendo tra Israele e Palestina. Perché l’ambiguità diplomatica può reggere nei palazzi, ma in piazza – tra fuochi, bandiere e silenzi gridati – ha già cominciato a bruciare.

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