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VIDEOGAMES UTILIZZATI DAI TERRORISTI PER COMUNICARE: “SONO PIÙ SICURI DI WHATSAPP”

(di Franco Iacch) – “La cosa che mi tiene sveglio la notte è il ragazzo che sta davanti il suo monitor, alla ricerca di quei predicatori dell’odio. Comunicano attraverso le chat della PlayStation 4, ancora più difficile da monitorare rispetto a WhatsApp. Questa tecnologia rappresenta l’anello debole nella lotta contro il terrorismo”. E’ quanto ha affermato Jan Jambon, ministro degli affari interni del Belgio, durante una conferenza a Bruxelles.Come si  comunica attraverso i videogames? Basta acquistare una copia di Call of Duty (per esempio), sia per PlayStation che per Xbox. I giocatori possono accedere in gruppi per giocare uno contro l’altro e, soprattutto, chattare in privato. Una volta effettuato l’accesso a una “lobby” ed utilizzando una password, i terroristi indossano gli auricolari bluetooth. In questo modo parlano in modo sicuro. Fin dal 2012, l’FBI ha stilato un particolare lista dei videogames sospettati (proprio per la loro popolarità) di essere utilizzati dai terroristi per comunicare. Oltre ai Call of Duty, sospettati di essere nel mirino dei terroristi ci sono lw serie Medal of Honor e Halo. Si è inoltre avuto prova che aspiranti jihadisti usano i giochi di guerra come strumenti di formazione, un po’ come un pilota può utilizzare un simulatore di volo. L’utilizzo dei videogiochi per scopi di training è una prassi consolidata da anni nell’esercito americano. La serie “Arma”, per esempio, viene utilizzata dall’esercito americano per addestrare le proprie truppe. Addirittura (e questo potrebbe far scandalo in Italia), negli States, i “reclutatori”, cioè coloro che visitano i licei in cerca di materiale umano da inserire nelle forze armate, valutano anche la capacità e l’abilità dell’individuo nei videogiochi. Questi ultimi, infatti, sono molto utili per valutare i tempi di reazione del giovane individuo e la sua predisposizione a dirigere, per esempio, un velivolo nella zona operativa, magari al di sopra del fuoco della contraerea e con avverse condizioni meteo. Basti pensare, per esempio, che i sistemi d’arma a pilotaggio remoto o i droni da battaglia terrestri, vengono radiocomandati da un pad identico a quello dell’Xbox 360: l’operatore, in questo modo, non perde tempo ad adattarsi al nuovo sistema di guida e controllo perché è lo stesso che utilizza quando gioca sul divano di casa. L’altissimo livello di realismo prodotto nei videogames di ultima generazione, quindi, rappresenta un buon test sia per i buoni che per i cattivi. I terroristi dell’11 settembre affinarono le proprie capacità di volo grazie al noto simulatore di volo della Microsoft, il Flight Simulator (una versione di quest’ultimo è utilizzato da numerose aeronautiche, compresa quella italiana, come addestratore procedurale). Infine, i teatri videoludici ricreati per le console o per i pc, si fregiano, ormai, di collaborazioni autorevolissime. Medal Of Honor, uscito nel 2010, è stato realizzato in collaborazione con veri operatori Tier-1. Curioso un retroscena su un gioco della EA Los Angeles. Ottenne un buon successo di pubblico e di vendite, ma gli utenti lamentarono una scarsa durata della campagna singola: si scoprì poco dopo che il gioco stava diventando un vero e proprio documentario sui Tier-1, con vere tattiche e armi utilizzate fedelmente riprodotte, motivo per cui si decise di ridurre la campagna single player.

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