Usa sotto attacco in Iraq e in Siria, droni e razzi contro le basi militari
Il ministro della Difesa dell’Iraq, Thabet al Abbasi, ha effettuato una visita a sorpresa alla base aerea di Ain al Asad, situata nel governatorato occidentale dell’Anbar, per valutare la situazione della sicurezza e ispezionare le unità militari. Lo riferisce l’agenzia di stampa irachena “Shafaq”. Ieri, giovedì 19 ottobre, la base è stata bersagliata da un numero non specificato di razzi di tipo Grad. Il giorno prima, mercoledì 18 ottobre, la stessa base era stata attaccata da altri due droni. I militari della 29esima Brigata e della Settima Divisione di stanza nel governatorato dell’Anbar “hanno scoperto una piattaforma di lancio di razzi e hanno neutralizzato con successo due razzi che erano stati preparati per il lancio”, aggiunge “Shafaq”. Ieri sera, una fonte dell’esercito iracheno ha dichiarato che un attacco con razzi Katyusha ha preso di mira la parte meridionale della base Al Asad, che ospita centinaia di soldati statunitensi, truppe e forze speciali irachene. Secondo la fonte, sono state udite almeno tre esplosioni simultanee all’interno della base militare.
Nel frattempo, la coalizione di fazioni armate sciite della Resistenza islamica in Iraq ha rivendicato l’attacco di ieri mattina alla base della Coalizione internazionale a guida statunitense di Al Tanf, in Siria, vicino al confine con Giordania e Iraq, precisando che la base era stata attaccata con tre droni, che “hanno colpito gli obiettivi direttamente e con precisione”. Da parte sua, la Coalizione internazionale aveva riferito di aver abbattuto due droni, mentre il terzo aveva invece colpito la base, provocando danni materiali. Ieri, un funzionario del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha aperto all’ipotesi che potrebbe esserci un aumento degli attacchi di droni contro le forze della coalizione in Iraq e Siria, in relazione al conflitto in corso tra Israele e Hamas. Oggi, alle 02:00 del mattino ora locale (01:00 ora italiana), un gruppo armato ha lanciato un attacco alla base militare statunitense Victoria nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad. Ieri, in un’intervista ai media iracheni, Kazem al Fartusi, il portavoce delle Brigate Sayyid al Shuhada, ha dichiarato che “si uniranno all’operazione di Hamas ‘Alluvione Al Aqsa’ contro l’entità sionista usurpatrice, se Washington interverrà direttamente nella guerra”, aggiungendo che “la resistenza prenderà di mira tutte le basi in cui sono di stanza le forze statunitensi, se Washington annuncerà il suo sostegno i sionisti nella guerra a Gaza”.
Alcune fazioni filo-iraniane ieri sera hanno preso di mira con materiali esplosivi il gasdotto collegato al giacimento di gas naturale di Koniko, nel governatorato di Deir ez Zor, nell’est della Siria, dove si trova una delle basi militari degli Stati Uniti nella regione. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra, ma con una fitta rete di contatti sul campo, non vi sono informazioni su eventuali perdite umane o danni materiali. Le fazioni armate affiliate a Teheran avrebbero colpito l’installazione con cinque razzi provenienti da regioni situate a est del fiume Eufrate, controllate dalle Forze democratiche siriane (Fds). Il presunto attacco è avvenuto in un contesto di allerta di sicurezza, sia per le postazioni delle Fds, coalizione di milizie a maggioranza curda sostenuta da Washington, sia per le basi Usa e della Coalizione internazionale contro lo Stato islamico. Elicotteri e droni della Coalizione sorvolano regolarmente le basi, nello spazio aereo delle regioni controllate dall’Amministrazione autonoma del nord e dell’est della Siria (nota anche come Rojava). Già ieri mattina, due razzi avevano colpito il giacimento di Koniko.
Anche mercoledì 18 ottobre, Kataib Hezbollah, un gruppo paramilitare sciita iracheno che fa parte delle Unità di mobilitazione popolari (Pmu), sostenute dall’Iran, aveva rivendicato due attacchi contro la base aerea Usa di Al Asad, nel governatorato occidentale dell’Anbar, in Iraq, e della base aerea di Al Harir, nel governatorato di Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. “Da oggi è iniziata l’operazione di resistenza irachena contro gli statunitensi con l’attacco alle loro basi militari. Gli statunitensi sono i principali partner nell’uccisione della popolazione di Gaza e devono pagare per questo”, aveva riferito un portavoce militare di Kataib Hezbollah via Telegram. Il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) aveva confermato gli attacchi, che avrebbero causato solo “feriti di lievi entità” nella base di Al Asad. “Siamo in uno stato di massima prontezza, monitoriamo da vicino la situazione in Iraq e nella regione. Vogliamo ribadire che le forze statunitensi si difenderanno da qualsiasi minaccia”, aveva riferito il Centcom. Tuttavia, finora, non vi è stata una risposta di tipo militare da parte degli Stati Uniti.
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