Esteri

Ucraina, giornalisti italiani 'bloccati' da Kiev: accusati di essere spie russe

Da giorni due reporter, a cui sono stati revocati i permessi stampa per muoversi in Ucraina, attendono di essere interrogati dalle autorità di Kiev. Un terzo cronista, invece, è stato respinto al confine con la Polonia. I tre sono accusati di essere fiancheggiatori dei russi per essersi recati in passato nei territori del ‘nemico’.

Tre giornalisti italiani, Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo, sono stati interdetti nei giorni scorsi dalle autorità ucraine che hanno impedito loro di documentare il conflitto nel Paese. Secondo quanto raccontato da Fanpage, con cui Garzillo collabora, ai primi due cronisti sono stati revocati i permessi stampa, mentre il terzo è stato fermato al confine con la Polonia.

Ufficialmente, non si conoscono i motivi per cui i tre stiano subendo questo trattamento. In via ufficiosa, invece, sembra che i tre siano stati inseriti dai servizi segreti ucraini in una lista di persone non gradite con l’accusa di essere fiancheggiatori dei russi. I cronisti seguono da tempo l’evoluzione del conflitto tra Ucraina e Russia, ancora prima che il 24 febbraio 2022 Mosca invadesse il Paese e scoppiasse la guerra. “Nei nove anni di lavoro hanno raccontato gli eventi bellici, schierandosi dalla parte della popolazione martoriata”, si legge su Fanpage. In più occasioni quindi i reporter si sono recati anche in Russia e questo avrebbe indispettito le autorità di Kiev.

I racconti dei giornalisti

“Nonostante la nostra totale disponibilità con i servizi di sicurezza ucraini per chiarire questa situazione da parte loro c’è solo silenzio se non brevi comunicazioni con la nostra ambasciata o terze persone a cui dicono: non vi preoccupate dobbiamo solo incontrarli per un interrogatorio. In maniera ufficiale quindi si tratta solo di chiarimenti, in maniera ufficiosa veniamo a sapere che invece, secondo le logiche di qui, se tu anni fa hai lavorato nei territori separatisti filo russi allora sei di conseguenza un collaboratore loro“, scrive sul suo profilo Facebook Andrea Bosco, a proposito di quanto sta avvenendo a lui e ai colleghi, e aggiunge: “Non ho mai nascosto di aver lavorato nei territori separatisti, chiunque sul web o sui miei profili può vederlo, peccato che a differenza di veri propagandisti da una parte e dall’altra gente come me, Andrea, Lorenzo, Salvatore ecc… andiamo anche dove è rischioso far vedere cose che sono palesemente ingiuste e sbagliate“.

Dello stesso avviso anche il collega Andrea Sceresini che sul social condivide il link di un vecchio reportage girato in Siberia, dal titolo Il dolore degli altri, “la storia di come vengono arruolati i soldati russi che sono mandati a combattere nel Donbass“, spiega il giornalista. “Per fare questo reportage sono dovuto andare in Russia (peraltro fingendomi un turista e utilizzando solo telecamere nascoste)”, racconta Sceresini, che conclude: “In gioco, c’è il diritto di raccontare una guerra senza essere per forza “tifosi” e potendo osservare ciò che succede su entrambi i lati del fronte. Se così non sarà, non avremo più reportage né inchieste, ma solo comunicati stampa. E propaganda“.

La legale di Sceresini e Bosco

Da quasi due settimane i reporter stanno attendendo di essere interrogati dalle autorità. “L’unica notizia ufficiale che è stata comunicata ai giornalisti Sceresini e Bosco, nonostante i molti solleciti effettuati anche tramite la nostra ambasciata, riguarda un ipotetico “interrogatorio” al quale dovrebbero essere sottoposti e che dovrebbe essere eseguito dagli uomini della Sbu, il servizio di sicurezza ucraino”, ha riferito l’avvocata Alessandra Ballerini, che assiste due dei tre giornalisti.

“Inizialmente, questo “interrogatorio” avrebbe dovuto svolgersi a Kramatorsk il 6 febbraio e a tal fine sono stati forniti alla Sbu i numeri di telefono e l’indirizzo dei due giornalisti con la richiesta che l’interrogatorio potesse avere luogo il prima possibile. Dopo cinque giorni di inutile attesa (che i miei assistiti hanno dovuto trascorrere, per ovvie ragioni di sicurezza, senza poter uscire di di casa, in una città peraltro spesso bombardata dalle artiglierie russe),  su consiglio dell’ambasciata – i giornalisti hanno deciso di spostarsi a Kyiv, dove hanno sede gli uffici centrali della Sbu”, conclude la legale.

Fratoianni: “Annunciata un’interrogazione parlamentare sulla vicenda”

“Nei giorni scorsi alcuni giornali e le loro associazioni sindacali hanno denunciato che alcuni giornalisti italiani sono bloccati in Ucraina dalle autorità e dai servizi di sicurezza, ed è impedito loro lo svolgimento del proprio mestiere”, ha detto il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. “Data la delicatezza della situazione, ho anche annunciato sulla vicenda un’interrogazione parlamentare perché vogliamo sapere dal governo italiano”, ha poi aggiunto il leader di SI, “cosa sia effettivamente accaduto e cosa stia facendo per sbloccare la situazione, a tutela dei nostri concittadini, e a difesa della libertà di informazione“. “Dato che siamo alla vigilia di un viaggio della presidente Meloni a Kiev”, ha concluso Fratoianni, “ci auguriamo che questo sia occasione per sbloccare un situazione inaccettabile“.

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