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Turni di notte. La sindrome del turnista

E’ chiamata “sindroma del turnista” quella che si manifesta in Italia ed in Europa tra i lavoratori e le lavoratrici in turno tra personale delle forze dell’ordine e personale medico e paramedico, senza contare molti altri professionisti in diversi ambiti: dalla manutenzione stradale al settore terziario, dalla ristorazione ai servizi alberghieri.

Non a caso, da diversi anni esiste un nome per il disturbo del sonno dei turnisti: Shift Work Sleep Disorder (SWSD). Perché compare questo disturbo che può creare seri problemi legati alle prestazioni lavorative?

La ragione è semplice e già nota. Per funzionare correttamente il corpo umano ha bisogno che sia rispettata la fisiologica alternanza sonno-notturno e veglia-diurna. Questo perché tutto in noi segue ritmi circadiani (ovvero regolari nelle 24 ore): le secrezioni ormonali, l’attività nervosa, l’apparato gastrointestinale e quello riproduttivo, ad esempio, funzionano al meglio quando di giorno stiamo svegli e di notte dormiamo.
Lavorare la notte, o parte di essa, per almeno 3-4 volte al mese, compromette i ritmi biologici, altera le secrezioni ormonali, quelle di melatonina, adrenalina, cortisolo e ormoni sessuali e si ripercuote sulla funzionalità di tutto il corpo con le conseguenze su:

  • Qualità del sonno: i turnisti tendono a soffrire di varie forme di insonnia e possibili risvegli frequenti, in modo cronico e permanente per tutta la durata della vita lavorativa.
  • Apparato gastrointestinale: tra difficoltà digestive e maggiore incidenza di gastrite o reflusso gastro esofageo, lavorare la notte comporta alterazioni dei centri nervosi della fame e porta, per esigenze logistiche, a consumare snack e bevande poco salutari, oltre ad elevate dosi di caffè, nelle ore in cui normalmente stomaco ed intestino dovrebbero essere a riposo. Come conseguenze più frequenti, il sovrappeso e più raramente l’astenia e la perdita di peso.
  • Sistema cardiovascolare: a causa anche delle scorrette abitudini alimentari ed in concomitanza di un certo grado di predisposizione genetica, i turnisti sono maggiormente soggetti a patologie cardiovascolaripertensione arteriosa, rispetto ai lavoratori diurni.
  • Sistema nervoso centrale: l’alterazione delle secrezioni ormonali e dei neurotrasmettitori cerebrali come la serotonina, possono comportare, nel lungo termine, disturbi psichici lievi come ansia, stress e nervosismo oppure seri come forme di panico e depressione.
  • Rapporti affettivi e vita sociale: a cause degli orari di lavoro e delle esigenze di riposo, per i turnisti può essere più complesso mantenere rapporti affettivi soddisfacenti con il partner ed i figli, soprattutto in termini di presenza fisica  nella vita in famiglia. Spesso, se mamma o papà lavorano la notte, trascorrono parte del giorno a dormire. Anche avere una vita sociale può essere difficoltoso perché i lavoratori in turno spesso sono impiegati la sera, nei giorni festivi e nei week end, momenti solitamente riservati allo svago ed al tempo libero. Tra i sintomi più frequenti di questo per riconoscere la Sindrome del Turnista ritroviamo:
  • Insonnia notturna anche nei giorni di riposo.
  • Sonnolenza diurna anche durante i giorni di riposo.
  • Alterazioni del senso dell’appetito: fame eccessiva a qualunque orario oppure astenia cronica.
  • Irritabilità e nervosismo cronici, anche al di fuori degli orari e dell’ambito lavorativo.
  • Difficoltà di concentrazione e diminuzione dei tempi di reazione sul lavoro ma anche a casa o alla guida.
  • Per le donne, cicli mestruali e ovulatori irregolari con possibile riduzione della fertilità. Una  volta stabilito che molti servizi, tra cui quelli sanitari a quelli di controllo dell’ordine pubblico, sono indispensabili alla nostra vita anche nelle ore notturne, l’ Associazione InformaSonno ha indicato una serie accorgimenti che si possono tenere per controllare e contribuire a  combattere la sindrome del turnista.
  1. Mantenere, se possibile, una certa regolarità negli orari del sonno notturno e diurno. In pratica, al termine di ogni notte di lavoro è utile andare a dormire puntando la sveglia sempre alla solita ora. Nei turni diurni e nei giorni di riposo, invece, scegliere un orario per coricarsi e svegliarsi, che sia sempre lo stesso o quasi.
  2. Mantenere gli orari dei pasti il più possibile regolari, durante i turni diurni ed il riposo e cercare durante la notte, di fare piccoli pasti prevalentemente proteici per restare attivi (i carboidrati inducono sonnolenza) e senza abbondare di grassi e zuccheri. Yogurt magro, frutta fresca e magari qualche noce o mandorla, sono uno spuntino ideale per “ricaricare le batterie” senza appesantire, anche di notte.
  3. Quando si dorme di giorno, cercare di mantenere la stanza da letto il più possibile buia e silenziosa anche ricorrendo a tende oscuranti o infissi insonorizzanti. Il sonno diurno sarà ristoratore quanto più somiglierà, almeno in termini di ambiente, a quello notturno.
  4. Fare regolarmente un sonnellino pomeridiano di massimo 30-40 minuti, possibilmente prima delle 15. Nel corso di 7 giorni significa recuperare 3 o 4 ore di sonno!
  5. Nei giorni di riposo e nei turni diurni, sfruttare al massimo la luce esterna per riequilibrare la secrezione di melatonina e per praticare attività fisica regolare, fondamentale a controllare il peso, lo stress e contrastare ansia e depressione.
  6. Evitare di abusare di caffè e bevande stimolanti, con il tempo infatti il rischio di assuefazione è alto!

Dott. Domenico Della Porta

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