Tragedia a Roma: un altro agente di Polizia Penitenziaria si toglie la vita
“Un agente di 36 anni da pochi mesi impiegato presso la Centrale Operativa Nazionale di Roma, ha tragicamente posto fine alla sua vita nella notte, presumibilmente utilizzando la propria arma d’ordinanza. Il tragico evento porta a sei il numero di suicidi tra gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria dall’inizio dell’anno.”
Il Si.N.A.P.Pe esprime profondo cordoglio per questa ennesima perdita e si unisce al dolore dei familiari e dei colleghi. “Siamo di fronte a un dramma umano che non può essere ignorato o minimizzato”, afferma il Dott. Roberto Santini, che rappresenta l’Organizzazione Sindacale Si.N.A.P.Pe.
Aggiunge Santini: “Ogni suicidio è una sconfitta per tutti noi e un segnale di allarme che deve essere ascoltato con urgenza. Chiediamo con forza al Ministro della Giustizia Carlo Nordio e al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo di aprire immediatamente un confronto urgente sul dramma del suicidio nel Corpo di Polizia Penitenziaria. Non possiamo più tollerare che i nostri agenti, coloro che sono chiamati a garantire la sicurezza e l’ordine all’interno
delle strutture penitenziarie, siano lasciati soli ad affrontare un carico emotivo e psicologico insostenibile.
Occorre mettere in atto politiche concrete di prevenzione, investire in supporto psicologico e creare un ambiente lavorativo che permetta agli agenti di esprimere il proprio disagio senza paura di ripercussioni. È essenziale istituire un osservatorio permanente sul benessere psicologico degli agenti, che monitori e proponga interventi tempestivi e mirati.
I numeri sono drammatici e inaccettabili: sei suicidi dall’inizio dell’anno sono una statistica che grida vendetta. Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa emergenza. Il nostro appello è un grido di aiuto per evitare che altre famiglie, altri colleghi, debbano vivere il dolore che stiamo provando oggi”.
Conclude il Segretario Generale del Sin.A.P.Pe.: “La nostra società ha il dovere morale di prendersi cura di chi si dedica quotidianamente alla nostra sicurezza, spesso in condizioni estremamente difficili e stressanti. È tempo che il benessere mentale e psicologico degli agenti di Polizia Penitenziaria diventi una priorità assoluta per le istituzioni e per tutti noi. Solo attraverso un impegno collettivo e responsabile possiamo sperare di fermare questa strage silenziosa e restituire dignità e serenità a chi ogni giorno si trova a operare in prima linea per la nostra sicurezza.
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