Carabinieri

TORINO, LA CARABINIERA INNAMORATA AIUTA L’AMANTE E FINISCE NEI GUAI

L’arresto fu galeotto, in senso dantesco, se da quello nacquero poi l’amore, e grossi guai. Perché c’era anche un significato meno poetico e ben più sinistro, di galeotto: quel furfante, finito in manette per faccende di stupefacenti, di cui s’invaghì una ragazza. Di professione: maresciallo dei carabinieri.

Va da sé, una storia da romanzo criminale, con impossibile happy end. Scritto qualche giorno fa dal pubblico ministero Antonio Rinaudo: richiesta di rinvio a giudizio per il militare, con le accuse di violazione del segreto investigativo, accesso abusivo a sistema informatico e favoreggiamento. Non è ancora un provvedimento del gip, men che meno una sentenza, ma è più che sufficiente per sabotare una carriera: difatti, la donna maresciallo è stata levata dal suo reparto e, senza incarichi, è ora in attesa degli sviluppi al comando della Legione. Del resto, (anche) nei carabinieri capita di sbagliare, ma non è mai consentito perseverare. Questa è una storia di bugie e sesso, di divise e trafficanti, di messaggi e intercettazioni. Ma, soprattutto, di una fiducia tradita, di militari che si sono ritrovati a indagare su una collega. Tutto ha inizio un paio d’anni fa, quando un uomo di origine albanese finisce in manette per spaccio.

Ci si conosce anche così: in fondo, chi più di un investigatore ha la memoria fotografica? Ce l’ha anche quel maresciallo, all’epoca in servizio alla compagnia di Susa, che quell’uomo finisce per non levarselo più dalla testa. Comincerà così una frequentazione che le farà imboccare una strada che più sbagliata non c’è. «Con quell’uomo non ho mai avuto una relazione — tenterà di negare ai colleghi — c’è stato solo un bacio». Come capita tra scolaretti. Macché: le indagini dicevano cose diverse. Ovvero: oltre un anno e mezzo di incontri, di sms e di telefonate. Ed è proprio il telefono che complica le cose, come nei serial tv: a un certo punto, il maresciallo scopre che l’uomo è sotto intercettazione da parte dei carabinieri della compagnia di Venaria, dove nel frattempo si era trasferita. È una compagnia di carabinieri che copre un territorio tra i più vasti del torinese, tra il basso canavese e la prima cintura della città. Altro colpo di scena: il maresciallo dovrebbe partecipare a quella stessa indagine. E tenta di uscirne nel peggiore dei modi: non posso, perché quell’uomo lo conosco. Iscriversi sul registro degli indagati avrebbe dato meno nell’occhio. Inevitabile l’inizio degli accertamenti, pure perché il maresciallo, nel frattempo, voleva entrare nel Ros, il raggruppamento operativo speciale dell’Arma: quello che si occupa di criminalità organizzata, eversione e terrorismo interno e internazionale. Essere sospettata di passare notizie sulle indagini all’amante criminale non era un gran biglietto da visita.

Dell’inchiesta se ne occupano i carabinieri, tra nucleo investigativo e sezione di polizia giudiziaria della Procura, ma il maresciallo cerca di smentire la vicenda e, quindi, le contestazioni. La frequentazione era diventata una conoscenza da molte telefonate e pochi baci, e nulla più. Ai militari risultava invece una relazione vera e propria, tra sesso e affetto: lei era molto legata all’uomo, tanto da andarlo a prendere, una volta, all’uscita dal carcere. Che la situazione si era complicata lo si capisce anche dalla reazione dell’avvocato, che un anno fa ne aveva accettato la difesa. Solo qualche mese era stato sufficiente per rimettere l’incarico, nonostante un’esperienza non indifferente: questa è fuori di testa, fu il commento, con un paradosso che rendeva bene l’idea. La vicenda s’è poi protratta più a lungo, a causa di una prima fase d’indagine non esattamente inappuntabile, pare, e l’impressione, o la speranza, che tutto potesse finire in una dura sanzione disciplinare ma in una richiesta di archiviazione del procedimento penale.

Previsione sbagliata, perché alla fine il pm Antonio Rinaudo ha chiuso l’inchiesta, formulando ipotesi di reato molto serie: violazione del segreto investigativo, accesso abusivo al sistema informatico e favoreggiamento. In pratica, non solo la ragazza si sarebbe tirata indietro dall’indagine sull’amante, ma l’avrebbe informato sulle attività investigative dei colleghi. Adesso, non le resta che aspettare la decisione del gip, in caserma: da carabiniere che rischia di diventare galeotto.

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto