Difesa

Testate e pugni alla moglie: «Sei una mantenuta». A processo ufficiale delle forze armate

Guadagna 8mila euro al mese, ma alla moglie dà solo 2.50 euro al giorno per la merenda del figlioletto. 

Alla sbarra per maltrattamenti aggravati è finito un alto ufficiale delle forze armate, che avrebbe negato alla moglie perfino i soldi per la spesa e vietato di vaccinare il bambino costringendola a chiedere al giudice l’autorizzazione. Liti e aggressioni sarebbero avvenute mentre in casa c’era anche il minore. 

Nel corso delle indagini la vittima ha consegnato agli investigatori un diario che ha iniziato a scrivere nel 2014, un anno dopo le nozze, annotando uno a uno tutti gli episodi di umiliazione, violenza, vessazione, aggressione fisica e verbale messi in atto dal marito.

L’uomo, un tenente colonnello no-vax, è stato raggiunto nel 2019 prima dall’ammonimento del questore quindi dall’allontanamento dalla casa familiare dopo che aveva colpito con due testate al volto la compagna, refertata al pronto soccorso dell’ospedale di Belcolle con una prognosi di venti giorni.

Solo allora la vittima, in stato di totale soggezione economica e psicologica, ha trovato il coraggio di denunciare il marito (difeso dall’avvocato Marco Valerio Mazzatosta), nonostante durante i sei anni di convivenza si fosse già rivolta tra volte a tre diversi centri antiviolenza, tra cui Erinna. In tribunale la donna, che dopo la querela si è separata ma non si è costituita parte civile, è venuta accompagnata dalla presidente Anna Maghi e da alcune sue collaboratrici. 


“Ho chiesto aiuto a Doppia Difesa mentre eravamo all’estero”

La prima volta che la vittima ha chiesto aiuto è stato durante i primi tre anni di matrimonio, celebrato nel 2013, trascorsi dalla coppia all’estero, dove l’imputato era in missione. 

“Mandai una mail a Doppia Difesa, l’associazione fondata dall’avvocato Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker. Mio marito non mi dava nemmeno i soldi per l’autobus. Pensava lui a tutto, io non potevo comprare nulla. Nonostante fossi la moglie di un ufficiale, per guadagnare qualcosa la sera andavo a vendere le patatine fritte in un fast food, con lui che mi dava della sguattera”.

Un fiume in piena. “Quando ero incinta, non voleva che mangiassi carne rossa, per cui mi compravo gli hamburger di nascosto. Al supermercato era lui a fare la spesa, allora io, siccome per me era una sofferenza vedere cibo che non potevo comprare, lo aspettavo in macchina piangendo. Eravamo sposati da poco quando mi ha dato uno schiaffo solo perché avevo messo un asciugamano dove secondo lui non doveva stare. Un’altra volta mi ha dato un pugno in testa perché avevo cucinato male”, ha raccontato la donna, interrogata dalla pm Eliana Dolce, davanti al collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone. 


“Non dovevamo vaccinare nostro figlio perché lui è no-vax”

Tornati in Italia, la donna sperava che le cose sarebbero andate meglio. “Invece lui, essendo un no-vax, non voleva vaccinare nostro figlio contro la meningite, per cui ho chiesto aiuto a un centro antiviolenza di Roma e ho poi ottenuto il via libera del giudice”.

Sempre peggio. “Mi ha presa due volte per il collo, minacciando di strangolarmi. Quando ho chiamato i carabinieri ha detto ‘non c’è generale che tenga’ dicendomi che essendo colleghi avrebbero creduto a lui. Mi ha chiesto se ci tenessi al mio viso e mi ha minacciata più volte di morte. Mi dava della pazza. La sera delle due testate, aveva comprato, come sempre lui, da solo e senza di me, un paio di pantaloni al bimbo per un recita. Siccome non andavano bene, mi sono proposta di andare io a cambiarli. Tanto è bastato per scatenare la sua reazione”.


“Se mi dava soldi, dovevo dargli il resto e portargli gli scontrini”

Tra il 2018 e il 2019 la situazione è precipitata e la donna, oltre a continuare a scrivere il diario, ha cominciato a metter da parte messaggi scambiati al telefono e registrare liti e conversazioni col marito.

“Quando gli chiedevo soldi mi dava della mantenuta, parassita e puttana. Per controllarmi, mi metteva la benzina in macchina a litri. Se mi dava del denaro, dovevo portargli il resto e gli scontrini per vedere come li avevo spesi. Se mi servivano le scarpe, dovevo fotografarle al negozio, poi andava lui a comprarle e se non gli piacevano me ne prendeva altre. Solo di fronte agli altri si mostrava affettuoso e premuroso, per mantenere la facciata, perché ci teneva tantissimo all’apparenza. Dentro casa, invece, era un’altra persona”.

Per la vittima anni di silenzio, vergogna e imbarazzo. “E paura. Paura di tutto. Paura di non farcela perché dipendevo da lui economicamente. Paura che riuscisse a portarmi via il figlio come diceva”, ha detto, spiegando perché abbia dovuto toccare il fondo prima di convincersi a denunciare.

Pochi giorni prima delle due testate, l’ultima umiliazione. “Mi hanno chiamato dall’asilo dicendomi di fare subito il tampone a mio figlio, che aveva la febbre alta, essendoci un’epidemia di streptococco. Gli chiesi i soldi, ma non me li volle dare. Litigammo, perché secondo lui avremmo dovuto farlo il giorno dopo, quando lui poteva essere presente, e se avessi pagato io mi avrebbe denunciato perché lo avevo estromesso. Alla fine, pur di non darmi i soldi, fece un  bonifico al laboratorio, dove l’operatore, anche lui in grande imbarazzo, mi disse che non gli era mai capitato di vedere una cosa del genere, per una somma i 12-15 euro”. 

Tempi lunghi per il processo. La prossima udienza si terrà il 17 marzo 2021. 

Redazione articolo a cura Tuscia Web

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