TERRORISMO:ARRESTATO A PALERMO EX UFFICIALE DELL’ESERCITO CONVERTITO ALL’ISLAM
(di Giuseppe Pipitone) – Si era convertito all’Islam e in casa custodiva munizioni,
manuali d’addestramento bellico, documenti scritti in arabo: tutti elementi che
hanno fatto scattare il fermo, eseguito dagli agenti della Digos.
Questa notte, infatti, il nucleo antiterrorismo della procura di Palermo ha
ordinato decine di perquisizioni in tutta la provincia: ed è proprio nel
capoluogo che gli investigatori hanno fermato Giacomo Piran, 44 anni, ex
ufficiale dell’esercito che secondo le prime indiscrezioni ha dei precedenti
penali per violenza.
manuali d’addestramento bellico, documenti scritti in arabo: tutti elementi che
hanno fatto scattare il fermo, eseguito dagli agenti della Digos.
Questa notte, infatti, il nucleo antiterrorismo della procura di Palermo ha
ordinato decine di perquisizioni in tutta la provincia: ed è proprio nel
capoluogo che gli investigatori hanno fermato Giacomo Piran, 44 anni, ex
ufficiale dell’esercito che secondo le prime indiscrezioni ha dei precedenti
penali per violenza.
Nell’abitazione di Piran gli investigatori hanno trovato comuni munizioni calibro
9, ma anche proiettili calibro 7 e 65, cioè gli stessi
utilizzati dalle forze armate Nato. Nelle disponibilità di Piran c’era persino
un manuale d’istruzioni per costruire un fucile a pompa, più decine
di documenti in lingua araba. Sequestrato anche materiale informatico che
collegherebbe l’uomo ad una cellula dell’estremismo islamico.
9, ma anche proiettili calibro 7 e 65, cioè gli stessi
utilizzati dalle forze armate Nato. Nelle disponibilità di Piran c’era persino
un manuale d’istruzioni per costruire un fucile a pompa, più decine
di documenti in lingua araba. Sequestrato anche materiale informatico che
collegherebbe l’uomo ad una cellula dell’estremismo islamico.
Le indagini sono coordinate dal pool antiterrorismo della procura
palermitana, composto dall’aggiunto Leonardo Agueci e dai
sostituti Gery Ferrara, Sergio Barbiera, Emanuele
Ravaglioli e Claudio Camilleri. Da alcuni mesi gli
inquirenti monitorano la situazione all’interno della comunità islamica
siciliana. Piran era sotto osservazione da alcune settimane, perché molto
vicino ai cosiddetti “convertiti”, cioè gli italiani che aderiscono all’Islam.
Al centro dell’inchiesta c’è la moschea di Villabate, una piccola
cittadina alle porte di Palermo.
palermitana, composto dall’aggiunto Leonardo Agueci e dai
sostituti Gery Ferrara, Sergio Barbiera, Emanuele
Ravaglioli e Claudio Camilleri. Da alcuni mesi gli
inquirenti monitorano la situazione all’interno della comunità islamica
siciliana. Piran era sotto osservazione da alcune settimane, perché molto
vicino ai cosiddetti “convertiti”, cioè gli italiani che aderiscono all’Islam.
Al centro dell’inchiesta c’è la moschea di Villabate, una piccola
cittadina alle porte di Palermo.
L’indagine della procura siciliana comincia nell’ottobre scorso, quando
un dettagliatissimo dossier dell’intelligence antiterrorismo segnalava la
presenza sul territorio di cinque persone, originarie della Siria e
della Libia, indicate come appartenenti all’Isis, l’Islamic
State of Iraq and Syria. Secondo l’intelligence i cinque erano sbarcati sulle
coste siciliane mischiandosi agli altri migranti arrivati dalla Libia: nello
smartphone avevano memorizzato alcune fotografie in cui apparivano abbigliati
in assetto da guerra, reggendo in mano fucili di tipo kalashnikov.
un dettagliatissimo dossier dell’intelligence antiterrorismo segnalava la
presenza sul territorio di cinque persone, originarie della Siria e
della Libia, indicate come appartenenti all’Isis, l’Islamic
State of Iraq and Syria. Secondo l’intelligence i cinque erano sbarcati sulle
coste siciliane mischiandosi agli altri migranti arrivati dalla Libia: nello
smartphone avevano memorizzato alcune fotografie in cui apparivano abbigliati
in assetto da guerra, reggendo in mano fucili di tipo kalashnikov.
Ma non solo. Agli atti degli inquirenti palermitani ci sono anche altre
fotografie: ritraggono alcuni giovani, residenti in Sicilia, simpatizzanti
dell’autoproclamato Califfato che sventolano la bandiera nera dell’Isis. Sullo
sfondo un panorama che somiglia molto ad alcune zone del Catanese. Possibile
che la bandiera dell’Isis sia già arrivata in Sicilia? Secondo i dossier top
secret inviati dall’intelligence anti terrorismo, l’Isola più a sud d’Europa è
la via d’accesso privilegiata per eventuali emissari di cellule estremiste di
jihadisti.
fotografie: ritraggono alcuni giovani, residenti in Sicilia, simpatizzanti
dell’autoproclamato Califfato che sventolano la bandiera nera dell’Isis. Sullo
sfondo un panorama che somiglia molto ad alcune zone del Catanese. Possibile
che la bandiera dell’Isis sia già arrivata in Sicilia? Secondo i dossier top
secret inviati dall’intelligence anti terrorismo, l’Isola più a sud d’Europa è
la via d’accesso privilegiata per eventuali emissari di cellule estremiste di
jihadisti.
La foto con i fucili, invece, potrebbero essere, sempre secondo gli
analisti dell’intelligence, un segno di riconoscimento per i basisti che si
ritrovano in Europa. È per questo che le indagini della procura palermitana
proseguono a tappe forzate, parallelamente a quelle dell’ufficio inquirente di
Catania. Anche la procura etnea, la settimana scorsa, aveva tratto in arresto
un sospetto. Mercoledì scorso all’aeroporto Vincenzo Bellini la polizia aveva
fermato un albanese di trent’anni: viaggiava con documenti falsi, era
diretto a Londra e in una pen drive custodiva alcune foto mentre reggeva un
kalashnikov. Esattamente lo stesso copione finora già visto nel resto
dell’Isola. Solo che nel caso di Piran le munizioni c’erano davvero.
analisti dell’intelligence, un segno di riconoscimento per i basisti che si
ritrovano in Europa. È per questo che le indagini della procura palermitana
proseguono a tappe forzate, parallelamente a quelle dell’ufficio inquirente di
Catania. Anche la procura etnea, la settimana scorsa, aveva tratto in arresto
un sospetto. Mercoledì scorso all’aeroporto Vincenzo Bellini la polizia aveva
fermato un albanese di trent’anni: viaggiava con documenti falsi, era
diretto a Londra e in una pen drive custodiva alcune foto mentre reggeva un
kalashnikov. Esattamente lo stesso copione finora già visto nel resto
dell’Isola. Solo che nel caso di Piran le munizioni c’erano davvero.