Carabinieri

Tenente colonnello dei carabinieri di Prato nega le accuse di corruzione nell’interrogatorio di garanzia

Sergio Turini, tenente colonnello dei carabinieri di Prato arrestato giovedì scorso nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda), si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia di ieri mattina davanti al gip Anna Liguori. Tuttavia, ha chiesto di poter rilasciare delle dichiarazioni spontanee, affermando: “Non c’è stata corruzione”.

Turini, assistito dall’avvocato Giovanni Renna, è accusato di corruzione, atti contrari ai doveri d’ufficio, accesso abusivo al sistema informatico (sdi) e peculato dai pubblici ministeri Tescaroli, Gestri, Boscagli e Petrocchi. L’ufficiale ha negato qualsiasi scambio di favori con l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci e l’investigatore privato Roberto Moretti, anche loro coinvolti nell’inchiesta.

Al momento, non è stata presentata alcuna richiesta di attenuazione della misura cautelare, ma il legale sta valutando di fare ricorso al Riesame per accedere agli atti completi dell’inchiesta, che ammontano a oltre duemila pagine.

Coinvolti anche un imprenditore e un investigatore privato

Matteini Bresci, amministratore delegato del Gruppo Colle, e Moretti, investigatore privato di Torino, si trovano attualmente agli arresti domiciliari e sono accusati solo di corruzione. Matteini Bresci comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia giovedì mattina, mentre Moretti non è stato ancora convocato.

Altri due carabinieri indagati

Oltre a loro, risultano indagati altri due carabinieri: il comandante del Nucleo Radiomobile di Prato per omessa denuncia e un appuntato di Poggibonsi, ex collega di Turini, per peculato.

L’avvocato Flavio Campagna, difensore di Moretti, ha dichiarato che il suo assistito è molto tranquillo e che tra lui e Turini c’è un’amicizia di vecchia data. Ha inoltre affermato che non c’è stata alcuna corruzione e che appena ne avranno la possibilità, spiegheranno la loro posizione. Durante la perquisizione, i carabinieri del Ros hanno trovato due pistole a casa di Moretti, che l’investigatore privato ha definito “ferri vecchi”. Per le armi, è stata disposta una perizia e Moretti ha solo un obbligo di firma.

Le indagini, condotte dai carabinieri del Ros, proseguono per fare luce sulla vicenda e sulle accuse mosse nei confronti degli indagati.

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