Politica

Tasse: le proposte delle diverse coalizioni in vista delle elezioni

 

Il Fisco diventa il principale terreno di scontro tra i partiti italiani in vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre. Le forze politiche offrono ricette alternative per riformare il sistema tributario italiano.

Il centrodestra punta su tre proposte: flat tax, tregua fiscale e innalzamento del limite al contante. Tre misure che suscitano dubbi sulla sostenibilità economica. Così come appare tutta in salita la strada verso il taglio del cuneo fiscale annunciato dal Pd. Il M5S rilancia l’idea del cashback fiscale mentre il Terzo Polo punta sull’abolizione dell’Irap e lo stop alle tasse per gli under 35.

La flat tax del centrodestra

Il cuore del programma fiscale di Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è la flat tax. Nel programma del centrodestra “Per l’Italia” il capitolo è così dettagliato: “Estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato, flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”.

Fra i partiti della coalizione però non c’è intesa sull’aliquota da applicare. La Lega vorrebbe un’aliquota piatta, al 15 % per tutti. Forza Italia chiede di innalzare l’asticella al 23%. L’intervento, secondo le stime, costerebbe 13 miliardi di euro. La proposta è di partire subito con l’applicazione della flat tax al 15% per le partite Iva con imponibile fino a 100mila, nel 2023 per famiglie e dal 2024 per tutti. La proposta di Fratelli d’Italia si dissocia invece da quella della Lega e di Forza Italia. L’idea del partito guidato da Meloni è di applicare l’aliquota fissa (15 o 23%) non a tutto il reddito, ma solo al reddito eccedente rispetto a quello guadagnato l’anno precedente. Il vero ostacolo per l’introduzione della flat tax, comunque, è la sostenibilità economica. Con Con gli 11,2 miliardi accumulati in giugno, il debito pubblico italiano tocca il suo nuovo record, a 2.766 miliardi di euro.

Oggi la tassa piatta o regime forfettario scatta per le partite Iva con fatturato fino a 65mila euro. Una forma di flat tax per partite Iva individuali (professionisti commercianti ed artigiani) e dal volume d’affari contenuto è disponibile in Italia già da diverso tempo: precisamente dal 2016, anno di introduzione del regime forfettario, modificato ed ampliato con le Leggi di Bilancio del 2019 e del 2020.

Come funziona il regime forfettario e cosa ha in comune con l’idea iniziale della flat tax? Semplice: nel regime fiscale forfettario non vi è un’aliquota che cresce in maniera direttamente proporzionale al reddito, come l’odierna aliquota Irpef, bensì un’unica aliquota fissa al 15% per tutti i redditi compresi tra 0 e 65.000 euro, cifra che attualmente costituisce la soglia limite per i ricavi e i compensi.

Le altre due proposte inserite nel programma del centrodestra sono: la pace fiscale (o tregua fiscale) e l’innalzamento del limite al contante. La prima prevede un accordo tra cittadino ed Erario per azzerare il pregresso. Cartelle esattoriali, multe e altri tributi: si paga solo l’imposta originaria, liberata da interessi e spese aggiuntive. Sull’ipotesi di un nuovo condono mascherato, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi è stato chiaro: “Ci sarà sia un condono che un rientro di capitali dall’estero? “Si’, immagino di sì. Non conosco ancora la proposta di Fratelli d’Italia (sul rientro dei capitali) ma penso che si farà”, ha spiegato Berlusconi a Radio Capital.

Il tetto al contante è una di quelle norme che negli ultimi anni ha fatto più discutere. Oggi il limite per transazioni tra privati e professionisti è fissato a duemila euro. Il centrodestra propone l’innalzamento della soglia a tremila euro. È una proposta che punta a liberare da vincoli le operazioni commerciali. Di contro, però, c’è il rischio di offrire con i pagamenti in contanti uno scudo all’evasione fiscale.

Il Cashback fiscale di Conte

Cardine della ricetta fiscale del M5S, il cashback di Stato era già stato sperimentato durante il governo Conte e poi cancellato dal successore Mario Draghi. Prevedeva un sistema a punti (simile alla lotteria, ndr) per ogni spesa tracciata. I punti cumulati davano poi diritto a un rimborso economico. Nel programma del M5s, quel modello si trasforma in cashback fiscale.

Si tratta di un rimborso immediato su ogni spesa effettuata nei negozi, ma esclusivamente su quelle che già prevedono una detrazione, ad esempio per l’acquisto di medicinali o per l’erogazione di visite mediche e prestazioni sanitarie. Non c’è la necessità di accumulare punti, ma il cittadino incassa il rimborso immediatamente appena si completa la transazione. Sarebbe cancellato così l’obbligo di conservare ricevute e scontrini per poi presentarli nella dichiarazione dei redditi. Ogni movimento sarebbe poi registrato risultando sempre consultabile, immaginiamo attraverso l’app IO. Un sistema che spingerebbe verso i pagamenti digitali, dando un colpo durissimo all’evasione fiscale. Si generebbe così un graduale abbandono dell’uso del contante.

Come funzionerebbe? L’idea è di attribuire a ogni cittadino un codice univoco (forse un QR code come quello del Green Pass oppure alfanumerico come per la la lotteria degli scontrini) da mostrare all’atto del pagamento (al farmacista, medico, professionista ecc.). Una volta scansionato, darà il via alla procedura automatizzata per l’emissione del rimborso. La soglia minima di spesa per poterne beneficiare dovrebbe essere di 129,11 euro e il rimborso pari al 19% dell’importo speso.

Nel programma del M5S compare anche la pace fiscale, con la definizione di “maxirateazione” delle cartelle esattoriali. La proposta è di riconfermare la dilazione a 120 mesi per pagare le cartelle con l’Erario, raddoppiando l’importo rateizzabile da 60mila a 120mila euro.

Il Pd propone la dote per i giovani

Il partito di Enrico Letta mette al centro della propria agenda fiscale la dote per i giovani. Un contributo di 10mila euro per i 18enni provenienti da famiglie con reddito basso. Si tratterebbe di una platea di 280mila ragazzi. Il costo complessivo è 2,8 miliardi di euro, queste le stime del Pd. La misura è rivolta alla cosiddetta generazione Covid: il contributo di 10mila euro dovrebbe essere investito in studi, master e percorsi professionali. Come si finanzia la dote? Il Pd propone di tassare donazioni e successioni tra persone in vita per patrimoni superiori ai 5 milioni di euro. Oggi in Italia l’aliquota sulle successioni tra vivi è pari al 4%, tra le più basse in Europa. Letta propone di portarla al 20%.

L’altro punto di forza del programma del Pd è il taglio del cuneo fiscale. Letta propone una riduzione del carico Irpef (l’imposta sui redditi delle persone fisiche e giuridche) a partire dai redditi medi e bassi e una razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, trasformando quelle di valenza sociale (spese sanitarie, scolastiche, etc.) in erogazioni dirette ai contribuenti, compresi gli incapienti. E poi l’aumento degli stipendi netti fino a una mensilità in più, con l’introduzione progressiva di una franchigia da mille euro sui contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti e assimilati (a invarianza di computo ai fini pensionistici), destinando a tale scopo il recupero di evasione fiscale fissato come obiettivo dal Pnrr entro il 2024.

Il Terzo Polo, la flat tax soft e abolizione Irap

Le proposte di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che hanno dato vita al Terzo polo, sul Fisco sono molto simili. Il cuore della ricetta di Calenda è l’azzeramento delle tasse per i giovani fino a 25 anni. Mentre per quelli fino a 29 è previsto un dimezzamento delle aliquote. Altro punto cardine del programma del Terzo Polo è una modifica sostanziale dell’Irpef attraverso tre interventi. Il primo è l’introduzione di un minimo esente, inteso come maxi-deduzione corrispondente all’ammontare che viene giudicato essenziale per sopravvivere. Secondo: unificazione tra la detrazione per lavoro autonomo e quella per lavoro dipendente. Terzo: semplificazione dell’imposta, spostando tutte le spese fiscali in un sistema a rimborso diretto: pagamenti con strumenti tracciabili, mentre periodicamente lo Stato rimborserebbe la percentuale oggetto della vecchia detrazione. Per i livelli di retribuzione inferiori al minimo esente, lo Stato dovrebbe invece integrare la retribuzione del lavoratore in misura crescente con la retribuzione stessa. In questo modo, si invertirebbe il meccanismo introdotto dal Reddito di cittadinanza: più il percettore si impegna, più la retribuzione viene integrata.

L’abolizione dell’Irap (imposta sulle attività produttive) è un altro cavallo di battaglia del programma sul Fisco del Terzo Polo. Nella legge di bilancio 2022 è stata abolita per le persone fisiche (835mila contribuenti). Si vuole abolirla ora anche per altre categorie giuridiche, come società di persone, enti non commerciali, società tra professionisti, società di capitali.

Il Terzo Polo propone inoltre una versione soft della flat tax. Il regime forfettario ha favorito tanti lavoratori ma, nella sua attuale versione, costituisce – secondo il programma del Terzo Polo – una formidabile barriera contro la crescita. Oltre la soglia di 65mila euro di ricavi annui, infatti, vi è un ‘burrone’ fiscale che scoraggia la crescita o incentiva al sommerso. Calenda propone di realizzare, per chi supera questa soglia, uno scivolo biennale di tassazione agevolata che accompagni gradualmente l’ingresso alla tassazione ordinaria Irpef.

 

Source link

error: ll Contenuto è protetto