STIPENDI GONFIATI, 4 MILITARI RINVIATI A GIUDIZIO PER TRUFFA
Il desiderio di ogni dipendente: aumentarsi lo stipendio a piacimento, pur senza averne diritto. Sogno realizzato da quattro militari del comando brigata Granatieri di Sardegna che – secondo il pm Saverio Francesco Musolino – sarebbero riusciti in due anni ad auto-attribuirsi aumenti in busta per una cifra complessiva di 521 mila euro.
A riportare i militari con i piedi per terra ha pensato il gup Giulia Proto, che ha rinviato a giudizio il comandante Lorenzo Romano e i marescialli Stefano Cappella, Fabio Di Cosimo e Paolo Buccheri, tutti operativi al servizio «gestione pagamento emolumenti». Firmarsi assegni da ventimila euro da intascare a fine mese, senza motivo, configurerebbe il reato di associazione a delinquere per truffa informatica e falso, secondo il gup e la procura.
Il sistema avrebbe retto dal 2012 al 2014: ecco tre casi. È il marzo 2014 quando Di Cosimo, come aiuto cassiere, avrebbe alterato la procedura trasferendo 34 mila euro così ripartiti: 13 mila euro sarebbero finiti sul suo conto; 16 mila li avrebbe incassati Cappella; cinquemila sarebbero stati destinati a Romano.
La prima manipolazione risalirebbe a novembre del 2012 quando – secondo il pm – Romano, quale comandante del servizio, usa le sue credenziali per dare il via a una transazione telematica del valore di 65 mila euro, cosi suddivisi: 17 mila euro avrebbero gonfiato il conto di Buccheri, 20 mila sarebbero andati a Cappella, 25 mila a Di Cosimo, mentre Romano, quale responsabile dello spostamento della liquidità, si sarebbe accreditato 5.500euro.
Un altro colpo grosso sarebbe stato effettuano pure a marzo 2013, quando Romano gonfia il suo emolumento di novemila euro, mentre a Capelli ne finiscono 11 mila, a Di Cosimo ventimila e a Buccheri ottomila. A interrompere il giro è un controllo della Guardia di finanza.