Speronò motovedetta della Finanza. Caso archiviato “non è una nave da guerra. Reato insussistente, salvò vite”
Carola Rackete, la giovane capitana della nave Sea Watch, che nella notte del 29 giugno di due anni fa forzò il divieto di ingresso al porto di Lampedusa e speronò, nella manovra, una motovedetta della Guardia di Finanza, non andrà a processo. Il caso è chiuso.
Nelle scorse ore la procura ha chiesto l’archiviazione per Carola Rackete. Una richiesta accettata sempre nella mattinata di questo mercoledì. La ragazza tedesca, pur avendo messo in pericolo la vita di militari e migranti, non subirà alcun processo.
Secondo il Gip, il reato è da definirsi insussistente. Non solo: nelle sue motivazioni, il giudice ha fatto riferimento allo stato di necessità in cui si sarebbe trovata Carola Rackete. Ossia, la capitana secondo questa ricostruzione sarebbe stata spinta ad agire contro il mezzo della Guardia di Finanza per via della situazione a bordo della Sea Watch 3. Infine, il Gip ha motivato la decisione sottolineando come la motovedetta in questione “non è da considerarsi come nave da guerra”.
“Ci siamo adeguati alle indicazioni della Corte di Cassazione – ha affermato il procuratore all’AdnKronos – che aveva confermato l’annullamento dell’arresto. Pur avendo qualche perplessità sul bilanciamento dei beni giuridici in gioco”.
Soddisfazione invece è stata espressa dal collegio difensivo di Carola Rackete: “Queste decisioni hanno un significato giuridico e politico importantissimo perché ristabiliscono la gerarchia dei valori in gioco – ha dichiarato sempre su AdnKronos Salvatore Tesoriero, uno dei legali della Rackete – prima viene la vita umana che deve essere salvata; nel processo, prima viene la libertà di chi ha adempiuto al proprio dovere, che quindi non può essere arrestato”.