Sindacati militari: opportunità o ostacolo per le Forze Armate?
di Stefano Curcio – SIM Guardia Costiera
Olim humani artus, cum ventrem otiosum cernerent, ab eo discordarunt….
Sic senatus et populus quasi unum corpus discordia pereunt concordia valent.
[Tito Livio, Apologo di Menenio Agrippa]
Esistiamo, non possiamo più essere ignorati, è un dato di fatto! Ma, mentre il legislatore, giustamente, compie i suoi prudenti passi verso una legge che fornisca agibilità ai neo istituiti sindacati militari, sembrano volersi erigere sempre più ostacoli che, a conti fatti, renderanno l’attività sindacale al tal punto francescana da evidenziare l’efficacia della sola questua. Basti pensare al non voler riconoscere l’esercizio della funzione sindacale, come sempre fatto per la rappresentanza, come attività di servizio da espletare in servizio; anche il non aver contemplato la concessione all’utilizzo di spazi delle amministrazioni di appartenenza, fa comprendere perfettamente come basti poco per porre un freno all’associazionismo di natura sindacale in ambito militare.
Tra i sindacati militari ci si interroga su quali possano essere le motivazioni che spingono le parti interessate a mordere il freno; qualcuno parla di avversità, ovvero di timori e prudenze; altri di difesa di specificità e incongruenze ordinamentali.
Di fondo appare evidente la diffidenza imperniata su un preconcetto che vede il sindacato militare come un elemento di intralcio all’esercizio della professione in genere e particolarmente problematico per quel che concerne la buona pratica delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare.
In tutte le audizioni in Commissione Difesa, sono stati continuamente sottolineati gli elementi di incongruenza tra l’attività sindacale e le precipue funzioni militari, sottolineandone in particolare le specificità e i delicati aspetti organizzativi e operativi.
La quasi totalità delle autorità Civili e Militari, nonché gli esperti di legislazione e di diritto del lavoro, hanno posto, come condizione irrinunciabile, nel regolamentare la materia in discussione, l’imposizione “ex lege” di una serie di limiti alla declinazione dei diritti sindacali a tutela dei superiori valori ed interessi cui la Costituzione stessa (art. 52) pone come sacro difensore Le Forze Armate, le quali devono informare il proprio ordinamento allo spirito democratico della Repubblica. Difatti, la stessa sentenza 120 2018 della Corte Costituzionale, dichiarando illegittimo l’art. 1475 comma 2 del dlgs 15 Marzo 2010 n° 66, indica, nel periodo di vuoto normativo, l’art. 1478 del TUOM come “adeguata garanzia dei valori e degli interessi prima richiamati”.
Noi affermiamo che tale garanzia, ricompresa con le stesse finalità nella legge 121 del 1981, con alcune doverose postille, non solo è adeguata, ma è da considerarsi anche sufficiente.
Abbiamo ascoltato numerosi inviti al legislatore a preservare, nel normare e regolamentare la declinazione della funzione sindacale in ambito militare, la disciplina e l’ordine gerarchico, nonché ad evitare immunità che minino la salvaguardia dei doveri militari.
Signori!
Non è un ammutinamento, non siamo alle porte di una rivoluzione! Bensì, ci troviamo all’imbocco di un progresso storico e, varcata la soglia, non ci attende un ambiente ignoto, oscuro e ostile; in casa non c’è un nemico in agguato in attesa dell’occasione buona per prendere il sopravvento. Entriamo, come sempre, spalla a spalla nel futuro, la solita stanza illuminata di una nuova luce; ci saranno delle difficoltà ad adeguarsi ai nuovi riverberi, ma potremo muoverci sicuri, poiché scevri da ogni intento lesivo del patrimonio culturale e professionale che rende il militare italiano di ogni grado e specialità unico al mondo.
Signori, qui non stiamo cancellando il Titolo VIII capo I e II del dlgs 66 del 2010, non siamo qui per cancellare il sacro vincolo che pone tutti noi a difesa dell’impianto democratico che oggi ci chiede, semplicemente, di riconoscere il diritto di costituire associazioni professionali a carattere sindacale anche a chi veste l’uniforme.
E’ possibile tutto questo? La risposta univoca e corale può essere una ed una sola! Sì.
Sì, perché a muoverci è proprio la dedizione alla Forza Armata, alle Istituzioni e al Paese; dedizione che ci indirizza a sindacare non con il fine del boicottaggio, ma con lo stimolo di essere parte in causa al miglioramento dell’efficienza delle azioni precipue all’apparato militare, nel ricercare e coadiuvare le migliori pratiche a supporto e garanzia del benessere delle persone in organico di ogni ordine e grado.
Questo è lo spirito con il quale il S.I.M Guardia Costiera approccia questa nuova missione ed è in questo cardine concettuale che trova un senso la citazione in epigrafe del discorso di Agrippa di Tito Livio: perché noi vogliamo essere parte del Corpo che, tramite il proprio apporto professionale e sindacale, sostiene la concordia tra mente, cuore e membra, fondamento imprescindibile affinché la discordia perisca e si rimanga in salute.