Sindacati militari chiedono la settimana lavorativa corta, ma è polemica sull’interpretazione di una recente circolare
Roma – Le sigle sindacali ITAMIL e S.I.A.M.O Esercito riaccendono la battaglia per ottenere l’introduzione della settimana lavorativa corta su 4 giorni per il personale militare. Una proposta avanzata già nel 2023 ai vertici della Difesa e ribadita più volte negli ultimi mesi.
Secondo i sindacati, l’istituzione della settimana corta consentirebbe di agevolare il personale con specifiche esigenze personali e familiari, il tutto a costo zero per l’amministrazione.
Tuttavia, il tema è tornato al centro del dibattito dopo che alcune sigle hanno interpretato una recente circolare ministeriale come possibilità concreta di ottenere la settimana lavorativa su 4 giorni. Una lettura contestata con forza da ITAMIL e S.I.A.M.O Esercito, secondo cui la circolare in questione ribadisce semplicemente la possibilità per i comandanti di disporre orari flessibili, ma non introduce alcuna modifica normativa strutturale.
“Secondo qualche associazione sindacale, basterebbe questo strumento per ottenere la settimana lavorativa su 4 giorni. Questo ci sembra soltanto un debole tentativo atto ad oscurare la vera proposta innovativa che noi abbiamo avanzato” tuonano i sindacati in una nota.
Il nodo della questione starebbe nel fatto che la circolare ministeriale, pur parlando di possibilità di “ridurre l’orario a 4 giorni”, non modificherebbe l’impianto normativo vigente che fissa l’orario standard su 6 giorni lavorativi. L’articolo 10 comma 4 del DPR 394/95, ricordano i sindacati, stabilisce che “L’orario normale delle attività giornaliere è ripartito nell’arco di 6 giorni”.
Dunque, per ITAMIL e S.I.A.M.O Esercito la settimana lavorativa corta resta un obiettivo da conquistare con una modifica ad hoc della normativa. La recente circolare ministeriale, concludono, non sarebbe sufficiente per introdurla stabilmente, ma lascerebbe la decisione alla discrezionalità dei singoli comandanti.
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