Esercito

Scandalo nella caserma di Alpini: massaggi forzati, abusi e vessazioni. Esercito: “Massima collaborazione all’Autorità Giudiziaria”

Un caso di presunte vessazioni e illeciti sollevato da Repubblica, scuote il Villaggio Alpino Tempesti di Corvara in Badia, struttura dell’Esercito italiano a 40 chilometri da Bolzano. Al centro dell’inchiesta della procura di Bolzano un sottufficiale dell’Esercito, accusato di una serie di comportamenti irregolari e abusi di potere dal 2021, quando ha assunto il comando della base logistica addestrativa.

CLIMA DI TERRORE E INTIMIDAZIONI

Secondo le denunce di tre militari, il sottufficiale avrebbe instaurato un regime di terrore fatto di insulti quotidiani durante le adunate mattutine. “Non capite un ca…, sei un coglione, siete categoria inferiore, se io sono maresciallo è perché sono più intelligente di voi, tu rimani sempre un caporale, siete dei soldati di m…” sono le espressioni riportate nelle querele. Chi osava protestare riceveva l’avvertimento “se non ti sta bene, quella è la porta”. Il comandante avrebbe anche minacciato ritorsioni, vantando “importanti conoscenze nella procura militare di Verona e nello Stato maggiore dell’esercito”.

LAVORI FORZATI E APPALTI SOSPETTI

Particolarmente grave l’accusa relativa all’utilizzo improprio dei militari per lavori edili. Nell’estate 2022, i soldati sarebbero stati costretti a realizzare la pavimentazione del piazzale, nonostante l’appalto da 24.296 euro fosse stato assegnato alla ditta Steff’s del sig. Stefan Mayr. “Il lavoro è stato eseguito da noi per una settimana dalle 8 alle 18 e in quella settimana non ero reperibile per il mio ufficio”, riporta una delle denunce. I militari hanno anche dovuto realizzare lavori di falegnameria, inclusa una cornice per una targa commemorativa.

REPERIBILITÀ FORZATA

Durante l’inverno, i militari erano sottoposti a una reperibilità non riconosciuta “che prevede in caso di nevicata superiore a 5 cm, l’intervento per le 6 del mattino di un operatore ruspa, il che comporta che a ogni nevicata ci si debba svegliare alle 5.30 per valutare la situazione”. In estate, con la presenza di ospiti esterni, i due giorni di reperibilità diventavano sei, con l’impossibilità di lasciare la caserma.

LA SALA MASSAGGI E LE TELECAMERE ABUSIVE

Il comandante, dopo il suo arrivo, ha trasformato la sala Fisi all’interno del Villaggio Alpino, originariamente costruita per gli atleti, in una sala massaggi “adibita a suo esclusivo utilizzo”, si legge nelle carte. “La mia collega alpino mi ha riferito che il maresciallo è solito, durante le ore di servizio, chiedere ed ottenere massaggi da lei nella sala. La disponibilità delle chiavi della sala è detenuta esclusivamente dal comandante e dalla militare, che riferisce che i massaggi sono alla stessa ordinati e fatti eseguire contro la sua volontà: a lui non si può opporre rifiuto per timore di ripercussioni”. “Da quando ha assunto il comando della base ha fatto installare 4 telecamere senza nessuna autorizzazione e senza alcun cartello che segnala le aree con videosorveglianza. Solo lui ne ha il controllo e sono poste davanti il suo alloggio e all’entrata della sala massaggi”. 

GESTIONE IRREGOLARE DELLO SPACCIO

La gestione della spillatrice di birra dello spaccio militare avveniva con vendite non registrate a 5 euro al boccale. “Lo scontrino, ogni volta che lo richiedevo, mi veniva negato… che diceva che la birra non può essere scontrinata”. I proventi venivano conservati in una busta gialla con su scritto “BIRRA” e non inviati a Difesa e Servizi di Roma.

LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI

L’Esercito ha avviato un’indagine interna, assicurando “la massima collaborazione all’autorità giudiziaria”. L’avvocata Mariapaola Marro, che difende i militari, sottolinea che “i fatti riferiti per la loro presunta gravità necessitavano e necessitano di un vaglio della magistratura” e che “la situazione ambientale rappresentata necessiterebbe, se confermata, di provvedimenti anche da parte della scala gerarchica”.

La procura di Bolzano sta indagando per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture, in un caso che getta ombre inquietanti sulla gestione di una struttura militare in uno dei luoghi più suggestivi delle Dolomiti.

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