Scandalo concorsi truccati, fino a 8mila euro per diventare poliziotto: 14 arresti tra agenti e militari
Fino a 8mila euro per diventare un membro delle forze dell’ordine. C’erano le mazzette dietro il sistema messo a punto dalle 14 persone arrestate questa mattina, raggiunte da un’ordinanza applicativa di misura cautelari emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, perché ritenute gravemente indiziate del reato di corruzione.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti gli indagati promettevano o effettivamente procuravano a partecipanti ai concorsi per il reclutamento delle Forze armate (Carabinieri, Esercito e Aeronautica Militare) e nella Polizia penitenziaria, il superamento delle prove psico-attitudinali a fronte della corresponsione di somme di denaro.
Episodi avvenuti in particolare tra la fine del 2020 e la prima metà del 2021 da due agenti della Polizia penitenziaria, Errico Spena e Maurizio Russo (già in stato di custodia cautelare in carcere, dallo scorso luglio, per vicende di analogo tenore per le quali è già stata esercitata l’azione penale), i quali in cambio di danaro promettevano o effettivamente procuravano a partecipanti ai concorsi nei Carabinieri, Esercito e Aeronautica Militare e Penitenziaria, il superamento delle prove psico-attitudinali.
In particolare Spena e Russo erano stati arrestati in flagranza di reato dal Nic della Penitenziaria perché sorpresi all’interno degli uffici di organizzazione sindacale mentre ricevevano la consegna di 8mila euro.
Gli arresti eseguiti oggi riguardano anche altri ufficiali: si tratta di Aniello Aversano, assistente capo Polizia penitenziaria in servizio presso la Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere; Gennaro Fatone, vigile urbano del Comune di Caivano, e Giorgio Spina, caporal maggiore dell’Esercito in servizio presso la caserma di Maddaloni.
Per tutti l’accusa è di aver avuto un ruolo da intermediari nei rapporti corruttivi finalizzati all’indebito superamento delle prove concorsuali. Nei confronti dei tre ufficiali sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Articolo tratto da Il Riformista